Statali / Il memorandum firmato da governo e sindacati

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Entro la legislatura niente più precari. Rientreranno le esternalizzazioni, inseriti criteri di valutazione e mobilità. Via libera per i contratti

Ieri sera è stato raggiunto l’accordo tra Governo e sindacati sulla riforma della Pubblica Amministrazione. Un accordo importante, definito da Guglielmo Epifani “un punto di partenza” su cui lavorare per migliorare la pubblica amministrazione e i suoi servizi ai cittadini. Un accordo che sblocca, anche, i rinnovi contrattuali per circa tre milioni e mezzo di impiegati pubblici. Tra i punti piu’ importanti del memorandum il blocco delle esternalizzazioni, la regolarizzazione dei precari, la mobilita’, gli esodi incentivati, la riorganizzazione della pubblica amministrazione con il rafforzamento delle funzioni manageriali dei dirigenti. L’obiettivo dell’intesa, ha detto il ministro della Funzione Pubblica Luigi Nicolais, è di avere “una pubblica amministrazione efficiente e capace veramente di raggiungere i cittadini e di essere un motore dello sviluppo e non un peso”.

Tra i punti affrontati, quello delle esternalizzazioni. L’accordo prevede che le amministrazioni potranno affidare compiti all’esterno solo per le attività non centrali (“no core“), mentre dopo il confronto coi sindacati partirà “una progressiva reinternalizzazione di quelle
core“. C’è poi l’impegno a raggiungere “la scomparsa del precariato” entro la fine della legislatura. “Il ricorso al lavoro flessibile – si legge sempre nel memorandum – potrà avvenire in base a tipologie e limiti individuati nella contrattazione collettiva”. Nei contratti nazionali saranno introdotti “sistemi di valutazione e misurazione e criteri di accertamento dell’apporto individuale alla produttività. Il raggiungimento dei risultati costituisce uno strumento di differenziazione del trattamento economico” in sede di contrattazione integrativa. I risultati saranno controllati mediante la concertazione tra “le amministrazioni, le confederazioni sindacali e i cittadini utenti”.

Via libera alla mobilità, tramite meccanismi di incentivazione, al fine di agevolare il trasferimento del personale dagli uffici dove non serve a quelli che hanno bisogno. Per i dipendenti non ricollocabili con la mobilità verranno apprestate “forme incentivate di uscita”. L’accordo prevede inoltre che il numero dei dirigenti debba “essere ridotto, abbassando il rapporto medio dirigente/personale”. La retribuzione dei dirigenti, “con modalità da definire nei contratti”, va collegata “ai risultati della valutazione” della sua attività, valutazione che si fa secondo criteri stabiliti dagli stessi contratti. Prevista anche l’autonomia, da parte del dirigente, nell’utilizzazione del budget, mentre la sostituzione “deve costituire l’esito estremo di risultati negativi”.

Precari nelle P.A., oltre mezzo milione

I precari nella pubblica amministrazione sono oltre 500 mila, e di questi oltre la metà lavorano nella scuola. Il dato è stato riportato ieri durante l’audizione dei rappresentanti della Ragioneria generale dello Stato alla commissione Lavoro della Camera, nell’ambito della indagine conoscitiva sulle cause e le dimensioni del lavoro precario nel pubblico e nel privato che si concludera’ a marzo. Ne ha dato notizia l’agenzia di stampa Dire. Secondo le tabelle illustrate dall’ispettore generale capo della Ragioneria dello Stato, Giuseppe Lucibelli, nel 2005 i contratti di lavoro atipici e a tempo determinato nella Pubblica amministrazione sono stati in totale 505.968. Queste le principali tipologie di lavoro: 103.349 a tempo determinato, 4.786 contratti di formazione, 9.067 somministrazione di manodopera, 34.457 lavori socialmente utili. A questi vanno aggiunti i 225.716 precari del comparto scuola, 93.239 collaborazioni continuate e continuative, 35.354 consulenze di studio e ricerca. ‘I dati in realta’ sono al ribasso- ha detto alla Dire il presidente della commissione Lavoro, Gianni Pagliarini (Pdci)- perche’ non si tiene conto dei lavoratori dei servizi esternalizzati, difficili da quantificare’. Dai dati a disposizione della commissione, spiega il presidente, in realta’ il fenomeno delle precarieta’, considerando anche il settore privato, si aggirerebbe intorno ai quattro milioni e mezzo. Stima da cui è escluso, ovviamente, il lavoro nero; insieme alle false partite Iva che mascherano lavori subordinati.


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