Illegittimi gli aiuti al decoder terrestre

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BRUXELLES – Il Tribunale europeo di primo grado respinge il ricorso di Mediaset: era giusta la decisione della Commissione Ue di recuperare gli aiuti versati dall’Italia per l’acquisto dei decoder del digitale terrestre. La magistratura europea conferma che il contributo italiano costituiva un aiuto di Stato illegale perché attribuiva «alle emittenti digitali terrestri un vantaggio indiretto a danno delle satellitari».Con la legge Finanziaria del 2004, il governo Berlusconi aveva stabilito un contributo pubblico di 150 euro a favore di chi avesse acquistato un decoder per captare i segnali del digitale terrestre. Con la Finanziaria 2005 il contributo era stato ridotto a 70 euro. Le imprese che distribuivano il digitale via satellite come Sky – ma anche Europa 7 – ritenendosi danneggiate dal provvedimento a vantaggio di Mediaset, avevano fatto ricorso alla Commissione.

Nel 2007 il commissario alla Concorrenza aveva dato ragione a Sky ed Europa 7, condannando l’Italia a recuperare l’aiuto illegale elargito. Mediaset, che a febbraio 2009 ha dato indietro oltre 6 milioni di euro, ha fatto ricorso contro la decisione di Bruxelles di fronte al Tribunale europeo di Lussemburgo.
Ieri è giunta la sentenza, che dà  pienamente ragione alla Commissione e legittima dunque il recupero delle somme versate. Secondo il Tribunale, «il contributo non era neutro dal punto di vista tecnologico e attribuiva alle emittenti digitali terrestri un vantaggio diretto a danno delle emittenti satellitari». La Commissione si è rallegrata per la sentenza che le dà  ragione. Bruxelles – ha spiegato il portavoce del commissario alla Concorrenza Almunia – può autorizzare gli aiuti di Stato solo se «sono tecnologicamente neutrali e non favoriscono un gruppo di società  rispetto ad altri gruppi».
Mediaset comunque non si rassegna e preannuncia appello davanti alla Corte di Giustizia, che rappresenta il secondo grado di giudizio in sede comunitaria. «I contributi pubblici ai decoder per il digitale terrestre – spiega il gruppo – sono stati erogati direttamente ai consumatori e non ai broadcaster che trasmettono in digitale terrestre. Pertanto Mediaset non ne ha tratto alcun vantaggio». La società  sostiene che il lancio dell’offerta a pagamento “Mediaset Premium” sul digitale terrestre, avvenuta contestualmente al finanziamento dei decoder, non è legato a quegli aiuti di Stato. Il ricorso alla Corte di Giustizia, tuttavia, non implica nessuna valutazione di merito della questione. La suprema assise europea, infatti, prende in considerazione gli appelli contro le sentenze del Tribunale solo per valutarne la correttezza da un punto di vista giuridico.
Dice Paolo Gentiloni del Pd: «La sentenza del Tribunale europeo sancisce per la prima volta una semplice verità : nel 2002 e nel 2003 il governo Berlusconi prese alcune decisioni – ministro era Gasparri – che avvantaggiavano direttamente le aziende di Berlusconi. Dunque, questa è una sentenza di condanna del conflitto di interessi. Ancora una volta, a dire che il Re è nudo e a puntare il dito sul conflitto di interessi non sono le leggi e le autorità  di garanzia italiane, ma un tribunale europeo».


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