2011 – Anno internazionale della chimica: “Abolire le armi di distruzione di massa”

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Ma il 2011 è anche l’Anno per le persone con origini africane. L’obiettivo, per l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è quello di intensificare le iniziative nei singoli paesi insieme alle misure di cooperazione regionale e internazionale in favore delle persone con origini africane, per garantire loro il pieno godimento dei diritti economici, culturali, sociali, civili e politici, una piena partecipazione e integrazione politica, economica, sociale e culturale nella società  e per promuovere una migliore comprensione e un maggiore rispetto per la diversità  del loro patrimonio culturale.

Ma non c’è due senza tre. Il 2011 è anche l’Anno Internazionale della Chimica. L’Assemblea generale ha affidato la responsabilità  dell’evento all’UNESCO e all’Unione Internazionale della Chimica Pura ed Applicata (IUPAC). È stata l’Etiopia a proporre la risoluzione con cui si chiedeva l’istituzione dell’Anno celebrativo delle conquiste della chimica e del suo contributo al benessere dell’umanità . L’Anno rappresenta anche un modo per sollevare l’attenzione sul decennio delle Nazioni Unite dell’educazione allo sviluppo sostenibile 2005-2014. In particolare, le attività  nazionali e internazionali che si svolgeranno nel 2011 saranno incentrate sull’importanza della chimica nella preservazione delle risorse naturali.

Sarà  la Francia, ove ha sede l’Unesco, ad organizzare le feste dell’anno internazionale della chimica. E qui lavorò, giusto un secolo fa, Marie Curie, la scienziata che dopo aver ricevuto nel 1903 il Nobel per la Fisica ebbe anche il Nobel per la Chimica. 1911. Anno in cui l’Italia conquistava Tripoli.

A proposito di Italia, forse è il caso di dare una scorsa alla ditte che aderiscono all’iniziativa “fabbriche aperte” per l’anno internazionale della chimica. Tra esse troviamo la Bayer Spa che, a detta di Beppe Grillo, poco c’entra con la mission di pace dell’Unesco.

Ma il 2011 è anche l’anno delle insurrezioni nordafricane e sono in molti a temere che i dittatori e/o despoti come Gheddafi facciano uso di armi di distruzione di massa. Solo pochi anni fa (2004) il Mossad – Istituto per l’intelligence e servizi speciali d’Israele, la Cia ed il Sismi individuarono una nave che trasportava la prova che Gheddafi possedeva un arsenale di armi chimiche. Prova che fu subito insabbiata come scrivemmo recentemente nella cronistoria Italia-Libia.

Interessante a tal proposito rilevare, sempre nel sito di ONU Italia, la proposta di Francesco Calogero, fisico teorico presso l’università  “La Sapienza” di Roma, che parlò di grave “responsabilità  individuale” di coloro che favoriscono l’acquisizione di armi chimiche e biologiche da parte dei paesi in cui vige la dittatura, auspicando che gli stessi possano un giorno essere processati in quanto colpevoli di “atti contro l’umanità “. Non va quindi processato solo il despota – acquirente – ma anche il venditore o lo Stato che ne ha rilasciato il permesso.

Arriviamo, quindi, alla proposta. Il 2011, secondo il presidente della Soka Gakkai International (SGI) Daisaku Ikeda, organizzazione con sede a Tokyo, non deve passare invano se non si è capaci di liberarci definitivamente da tutte le armi di distruzione di massa. Atomiche e chimiche. “Una stabilità  regionale duratura in Medioriente è impensabile senza la denuclearizzazione”, sostiene Ikeda, che chiede “condizioni propizie per realizzare negoziati volti alla liberazione del Medioriente da tutte le armi di distruzione di massa (WMD – Weapons of Mass Destruction), comprese le armi nucleari”.

Le WMD comprendono anche le armi chimiche e biologiche, che sono state bandite dalle Nazioni Unite. Sarebbe il miglior modo per rendere omaggio a grandi fisici e grandi chimici come Marie Curie ad un secolo dal suo Premio Nobel per la chimica.



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