Libia, sì della maggioranza sul filo voto bipartisan sul testo Pd-Terzo polo

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ROMA – Via libera alla missione in Libia, come previsto dalla risoluzione dell’Onu 1973. Dopo il Senato, anche la Camera ha dato ieri l’ok. Montecitorio ha anzi detto un doppio “sì”: è passato sia il documento della maggioranza Pdl-Lega sia quello delle opposizioni Pd-Idv-Udc-Fli. Ed è stato proprio quest’ultimo ad ottenere 547 voti: anche Pdl e Lega hanno infatti detto sì, trasformandolo nel vero pronunciamento bipartisan che tanto stava a cuore a Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato ha ripetuto ieri che «l’intervento è pienamente dentro la Carta dell’Onu» ed che «è importante la convergenza in Parlamento». Favorevoli alla risoluzione di maggioranza sono stati 300 deputati e 293 i contrari. La coalizione di governo ha rischiato così la bocciatura; il salvataggio è avvenuto per soli 7 voti di scarto, decisive le 12 assenze nelle file dell’opposizione (5 di Fli, 5 del Pd, e 2 dell’Udc). È stato perciò il giorno del processo agli assenti: ai parlamentari, ma anche al premier Berlusconi che si è sottratto al dibattito in entrambe le Camere. Antonio Di Pietro, il leader Idv, gli dà  del «coniglio» e rivolto al ministro Frattini: «Lei è un giullare». Il titolare della Farnesina si alza di scatto e lascia l’aula. Di Pietro rilancia, tra le urla del centrodestra: «Non fugga via, si assuma le responsabilità : secondo coniglio di questo governo… «. Sordo ai richiami di Fini, Di Pietro insiste sul “conigli”, e il presidente della Camera: «Non è questo che le contesto… «. «Prendo atto che la pensa come me», si è riservato l’ultima parola l’ex pm. Discorsi che provocano «ilarità », le bolla Fabrizio Cicchitto. Il capogruppo del Pdl attacca a 360 gradi: se la prende con l’opposizione «confusa e provinciale» che viene a discutere «su Berlusconi e non Berlusconi», con l’atteggiamento a suo avviso bellicista della Francia, e anche con Repubblica e il suo direttore: «Oggi c’è una linea Ezio Mauro-Sarkozy che ripercorre certe linee del giornalismo italiano quando nel 1914 il Popolo d’Italia era finanziato da Pippo Naldi e da ambienti finanziari francesi». Cicchitto nega sia le contraddizioni del governo sia il diktat della Lega, che ha preteso nella risoluzione il blocco navale contro gli immigrati. «La maggioranza è riuscita a dividere il Parlamento, non potendo dire di no a Bossi», denuncia Dario Francescini, presidente dei deputati Pd. E il segretario Pier Luigi Bersani: «L’assenza di Berlusconi al dibattito sulla Libia è un’umiliazione per il nostro paese: l’Italia è nei fatti senza governo». D’Alema in aula rivendica il senso di responsabilità  del Pd, la necessità  di una coesione nel governo che non c’è. Fini rincara: «Francamente sarebbe stata opportuna presenza del pemier». Il ministro La Russa – (che in aula ha informato: «I Tornado italiani hanno compiuto 10 missioni in Libia e non hanno mai sparato») – sostiene che l’assenza non è «un errore ma lungimiranza», perché potrebbe favorire in futuro la mediazione. Casini, il leader Udc reagisce: «Follia: il premier deve metterci la faccia». Bocciata la risoluzione radicale sulla sospensione formale del Trattato con la Libia: Udc e Fli si astengono. Alessandra Mussolini vota contro l’intervento. Un gruppo di 55 parlamentari Pdl, tra cui Alfredo Mantovano, esprimono perplessità  sulla guerra.


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DALLA PIAZZA AL PARLAMENTO

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La sfida lanciata alla stabilità  istituzionale e politica dal voto del 24 e 25 febbraio scorso è terribilmente complessa ma non priva di potenzialità : riuscire a governare un voto di protesta e di movimento (dai toni anche populisti) mettendo i parlamentari del M5S di fronte alle loro responsabilità , che sono prima e sopratutto verso il Paese.

Il ritornello dei fucili

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  PASSI per il bastone, che è il cuginetto più generico e meno rustico del già invocatissimo forcone, ma anche questa storia dei fucili, purtroppo, suona abbastanza famigliare. La chiamata alle armi è infatti un classico della Seconda Repubblica.

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