Sos rifiuti, crisi senza sbocchi oltre 3500 tonnellate nelle strade

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Crisi senza sbocchi, almeno a breve termine. Il governatore Caldoro lo sa e oggi, sia in giunta attraverso l’approvazione di un Piano virtuale destinato a Bruxelles, sia in conferenza stampa, prova a prendere le redini della diciassettesima primavera napoletana devastata dall’emergenza.
I cumuli di rifiuti a Napoli sono saliti a quota 1700 tonnellate, altre 2mila tonnellate in provincia. Caldoro ribadirà  oggi pubblicamente che si deve andare oltre la provincializzazione. Ma spinge anche affinché nel napoletano siano individuate le mini-discariche. E punta il dito su Provincia e Comune, ripensando a quell’accordo del 4 gennaio scorso. «Ciascuno faccia la sua parte».
Era il 4 gennaio, quando a Palazzo Chigi, presenti tutti gli enti locali dinanzi al sottosegretario Gianni Letta, si firmava un accordo di due paginette diviso in due capitoli, “Azioni Strutturali”, e “Azioni funzionali”. Più di ottanta giorni fa. Trascorsi quasi completamente invano. «Ora serve un piano d’urto e un comune lavoro in cui ciascuno deve fare il suo dovere», manda a dire Caldoro, preoccupato da una crisi che rischia di precipitare la Campania nel caos.

Quell’accordo segnalava il da farsi in tempi brevi per i vari Palazzi: alla Provincia di Napoli toccava «l’individuazione e la realizzazione di una nuova discarica per almeno un milione di tonnellate e problemi connessi». Il Comune doveva impegnarsi nell’avvio «immediato del sistema di raccolta differenziata». Obiettivi non da poco, se calati nella regione in cui lo stesso premier Berlusconi, spinto dalle proteste popolari, era venuto lo scorso autunno a cancellare le tre mega-discariche (Andretta, Valle della Masseria e Cava Vitiello) previste dalla legge che portava il suo stesso contributo. E si riproponeva di «ristabilire la forza dello Stato e risolvere definitivamente la crisi in Campania». Oggi, da Roma, arriva invece un monito berlusconiano di altro genere: vietato entrare in campagna elettorale a Napoli con la città  sommersa di rifiuti.

Proprio quell’accordo del 4 gennaio viene studiato in queste ore, con un filo d’ansia, dal governatore Caldoro. Che lo citerà  stamane, in conferenza, come riferimento da cui ripartire. «Non è possibile che si sia perso tanto tempo. Avevamo preso un impegno a Roma, tutti insieme», sottolinea in queste ore il presidente della giunta. Il governatore, sempre più deciso a spingere sul dovere di solidarietà  da parte delle riottose province di Avellino, Benevento e Caserta, ha infatti bisogno di “dimostrare” la collaborazione della provincia napoletana. E non mancherà  di chiedere conto al presidente di piazza Matteotti, Luigi Cesaro, l’esito della sua pur impegnativa mediazione. Ma Cesaro li ha individuati i siti per un milione di tonnellate? E ancora, si chiede Caldoro: il Comune di Napoli è andato avanti sulla differenziata? Quando estenderà  il suo servizio su una larga fetta della città ?

È a loro che tocca la patata bollente ormai: Regione, Provincia e Comune. E ormai in condizioni più gravi di quelle del recente passato: la discarica di Chiaiano è (quasi interamente) chiusa per i lavori connessi alle indagini della Procura antimafia, ma se dovesse riaprire in settimana avrebbe solo un altro mese di attività  prevista; il sito di Sant’Arcangelo Trimonte è momentaneamente sotto sequestro. E intanto sono falliti i trasferimenti dell’immondizia arretrata all’estero, su cui l’assessore regionale Giovanni Romano aveva puntato ogni sforzo; mentre sono depotenziati i viaggi oltre Campania, con la Puglia — ad esempio — che ha incassato solo 700 tonnellate invece delle 60mila promesse. Così la Regione prova a ripartire.
In giunta dovrebbe passare proprio stamane il nuovo Piano rifiuti che l’assessore Giovanni Romano presenterà  a Bruxelles nella speranza che la commissione europea sull’Ambiente, che ha già  messo più volte l’Italia sotto accusa per la disastrosa gestione dell’emergenza, possa sbloccare i 400 milioni destinati alla Campania.
Difficile, tuttavia, la prova di equilibrismo che si presenta a Romano: dover convincere l’Europa che si costruiranno nel giro di 30 mesi altri tre termovalorizzatori (a Napoli est, a Salerno e, a quanto pare, nel giuglianese) e soprattutto che si realizzeranno nuove discariche, ma non si sa dove. Due dati preoccupanti tra gli altri. Dal momento in cui si completa l’iter burocratico di un sito previsto, occorrono poi 3 mesi per allestirlo. Inoltre, il periodo aprile-maggio è quello che a Napoli produce il picco di umido e di ingombranti in strada.


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