Ue, pronti 75 miliardi per Lisbona declassato il debito, tensione sui bond

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BRUXELLES – Incubo portoghese. Il premier dimissionario Josè Socrates vola a Bruxelles per cercare di rassicurare i partner: chiunque guiderà  il paese, rispetterà  i piani di rigore. Non chiede aiuto ma i leader europei preparano comunque la difesa. Il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker azzarda anche una stima: per il salvataggio, giudicato «più probabile» anche dall’Ocse, sarebbe «appropriato» un intervento da 75 miliardi di euro. Si lavora dietro le quinte, mentre sul mercato c’è tensione sui bond di Lisbona e Fitch declassa il debito a lungo del paese (da A+ ad A- con prospettive negative). Gli esperti guardano con apprensione al fatto che le banche spagnole detengono un terzo del debito portoghese; il timore è quello di un effetto-domino. La domanda ricorrente è una: a chi toccherà , dopo? Chiusi nei saloni del consiglio europeo i Grandi cercano una intesa sul capitale del nuovo fondo salva-stati, preparano interventi per le banche più vulnerabili e puntano a mettere il sigillo politico sulla nuova governance di Eurolandia. «Siamo a una svolta», annuncia il presidente Ue, Van Rompuy. Quando Socrates entra nel palazzone dove si svolge la riunione, il premier Berlusconi l’abbraccia, lo spagnolo Zapatero gli dà  una pacca sulla spalla. Lo confortano con strette di mano anche gli altri leader dei Pigs, i paesi maiali secondo il dispregiativo acronimo anglosassone, già  salvati dall’ombrello Ue: le tv a circuito chiuso non a caso lo inquadrano mentre parlotta con l’irlandese Enda Kenny e il greco George Papandreou. Poi Socrates s’apparta con il cancelliere tedesco Angela Merkel per un faccia a faccia top secret. «Difenderò gli interessi del Portogallo, il progetto europeo e la moneta unica», annuncia il premier dimissionario. Parla anche la signora Merkel: «Lisbona ha avviato un programma ambizioso con misure giuste e coraggiose. E’ spiacevole che sia stato respinto. Tutti coloro che nel paese hanno o avranno responsabilità  di governo dovrebbero condividere gli obiettivi di questo programma per far tornare la fiducia dei mercati». Anche il presidente Barroso invita a «confermare gli impegni sui conti». Per la cronaca: Lisbona deve ridurre il deficit pubblico al 4,6% del Pil quest’anno, al 3 il prossimo e al 2 nel 2013; a Bruxelles c’è anche il leader dell’opposizione Coehlo. Il Portogallo ma non solo. E’ rinviato a giugno l’aumento della capacità  finanziaria effettiva del Fondo salva-stati, il cosiddetto Esfs quello che appunto dovrebbe intervenire per l’eventuale aiuto a Lisbona. L’Economist pone un dubbio: «Non è chiaro» come la Ue «potrà  affrontare la Spagna», ove necessario. Giusto ieri Moody’s ha declassato 30 banche spagnole, lasciando però intatto il «punteggio» dei tre principali istituti. Merkel chiede anche di dilazionare il pagamento delle sue quote nel nuovo fondo anti-crisi, quello che scatterà  dal 2013: vuole 5 rate da 4,4 miliardi e non più 2 da 11 l’una. Il nuovo Fondo monetario europeo dovrebbe avere una disponibilità  di 700 miliardi (620 in garanzie e 80 in capitale). Il contributo italiano è pari al 17,9% del totale, cioè circa 15 miliardi (7,2 più 7,2): l’allungamento dello scadenzario reclamato dai tedeschi è gradito anche alle autorità  nazionali. La nuova governance prevede una stretta sui deficit, più attenzione al debito privato, più coordinamento, sanzioni (non automatiche) per chi esce dai binari. C’è anche un «patto per l’euro» per costringere i paesi meno competitivi a rimboccarsi le maniche. Contrari i sindacati, scesi in piazza tra tensioni e tafferugli con la polizia.


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