Aumento di capitale in arrivo anche per Mps

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MILANO – Gli aumenti di capitale continuano ad agitare gli operatori. Ieri a Piazza Affari i peggiori titoli all’interno del paniere principale sono stati proprio gli istituti di credito: ancora a picco Ubi (-2,04%) seguita da Mps (-1,85%) Bpm (-1,77%) Unicredit (-1,66%) e Banco Popolare (-1,03%). Invece le azioni di Intesa, candidata a decidere oggi, nel doppio consiglio, dopo una partenza negativa hanno invertito la direzione di marcia e alla fine hanno chiuso in rialzo, più 0,95%, mentre le risparmio hanno fatto un balzo del 3,32% sull’onda delle speculazioni che danno per possibile una conversione dei titoli in ordinarie. L’unica quasi-certezza, nel caso di aumento di capitale, è che i nuovi titoli ordinari verranno offerti in opzione anche ai titolari delle risparmio, come ormai avviene quasi sempre nella storia recente delle operazioni di aumento (anche perché il capitale delle risparmio non può essere più computato a Core Tier 1 per le banche). Se si deciderà  per l’aumento di capitale, ha detto Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo, sarà  perché «si vuole passare ad una categoria superiore di banche che in Europa hanno una particolare forza». Sempre più probabile anche l’aumento di capitale di Mps. Le voci parlano di una richiesta di mezzi freschi per due miliardi – il minimo per ripagare gli 1,9 miliardi di Tremonti bond. Di più difficilmente potrà  fare, perché la Fondazione è già  in affanno così (e probabilmente domani chiederà  a Giulio Tremonti, nell’incontro con le altre Fondazioni, al ministero, di potersi indebitare per partecipare all’aumento). E’ possibile che l’annuncio ufficiale dell’aumento del Monte venga fatto durante il consiglio del 7 aprile o al massimo in quello del 21 (comunque prima delle elezioni amministrative). Se il copione verrà  rispettato, la Fondazione dovrà  trovare circa un miliardo (anche ieri, nella riunione della Deputazione, è stato confermato che è pronta a diluirsi ma non a cedere la maggioranza assoluta; la prossima riunione è fissata per il 14 aprile). Per far cassa potrebbero vendere le azioni privilegiate di cui sono gli unici possessori – in bilancio sono in carico a 1,4 miliardi, cioè 1,3 euro per azione mentre in Borsa l’ordinaria ieri valeva 0,875. Volendo vendere l’argenteria, si potrebbe guardare anche alla quota nella Cdp, in carico per 90 milioni, o all’1,93% di Mediobanca, in carico a 250 milioni e allo 0,42% di Intesa, sui libri per 225 milioni. In entrambi i casi ci sarebbero forti minus, visto che Mediobanca è in carico a 15,2 euro (ieri ne valeva 7,33) mentre Intesa ha chiuso a 2,13 euro. Di sicuro si può dire che il Monte non sarà  tra quelli che parteciperanno all’aumento di Ca’ de Sass. Oggi si dovrebbe sapere qualcosa di più su Intesa, in coda al doppio consiglio (di gestione e di sorveglianza) che a sorpresa si terrà  a Milano invece che a Torino. Per il resto, invece, dovrebbe essere confermato a grandi linee l’impianto generale dell’operazione: cinque miliardi di aumento di capitale, Banca Imi capofila dell’operazione, insieme a Merrill Lynch (global coordinator) e ai bookrunner Deutsche Bank e Goldman Sachs. Più sfumata invece la mappa di chi parteciperà  all’aumento: scontato l’ok della Compagnia di San Paolo, che ha il 9,87% (la prima data utile per dare un eventuale ok formale da parte del Consiglio è il 19 aprile). Per il momento non trapela niente sulla possibilità  che la Compagnia salga, facendosi carico di eventuali altre quote, ipotesi che peraltro renderebbe necessario chiedere l’autorizzazione a Bankitalia. Allo studio anche la creazione di una newco, che veda la partecipazione della Compagnia ma anche della Cariplo insieme alle Fondazioni di Padova, Bologna e Firenze, con l’obiettivo di arrivare al 30% del capitale complessivo di Intesa. La Carlo Tassara, che deve pensare a far cassa piuttosto che ad investire, dovrebbe passare la mano e anche il Crédit Agricole potrebbe limare la partecipazione.


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