Cortei in Siria in nordest a maggioranza curda

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BEIRUT – Un numero imprecisato di manifestanti siriani anti-regime curdi musulmani e cristiani sono scesi in piazza stamani nel nord-est della Siria, nella provincia di Qamishli, al confine con Turchia e Iraq. Lo riferiscono testimoni oculari interpellati telefonicamente dall’ANSA.

Le fonti riferiscono di cortei di ”migliaia di manifestanti”: ad Amuda, Qamishli e Tell Amar, Ras al Ayn, tutte localita’ frontaliere, ”curdi e siriaci sono scesi in strada fianco a fianco e gridano slogan: ”Non vogliamo ne’ l’arabo ne’ il curdo, ma solo unita’ nazionale!”. Se confermate, si tratta dei primi cortei non autorizzati dal regime siriano a marciare nella regione ricca di risorse energetiche e dall’alto valore strategico. Nel 2004, le forze di sicurezza di Damasco repressero nel sangue una rivolta di curdi siriani che chiedevano il riconoscimento dei loro diritti fondamentali come cittadini del Paese.

Centinaia di manifestanti anti-regime sono stati rinchiusi all’interno della Grande moschea degli Omayyadi, nel cuore della città  vecchia di Damasco, da agenti in borghese giunti in forze a presidiare la zona, teatro due settimane fa di analoghe dimostrazioni non autorizzate. Lo riferisce un attivista di Damasco, raggiunto telefonicamente dall’ANSA, mentre si trova all’interno del cortile dell’antica moschea.

In Siria il presidente Bashar al Assad ha creato un comitato giuridico per studiare l’abolizione dello stato di emergenza, in vigore da quasi 50 anni. Lo ha reso noto l’agenzia ufficiale siriana Sana.

L’abrogazione dello stato d’emergenza, in vigore dal 1963, è una delle più urgenti richieste avanzate dai manifestanti siriani, protagonisti di una mobilitazione senza precedenti contro il regime, al potere da 48 anni. Finora il governo di Damasco ha respinto di fatto le richieste degli attivisti e dissidenti, liquidandole come parte di un “grande complotto” ordito da “parti straniere” e reprimendole con la forza (si parla di oltre cento morti, ma la cifra non è confermata). La legge, entrata in vigore con l’avvento del Baath, di fatto il partito unico, regola il funzionamento dei tribunali speciali, consente alle forze dell’ordine di fermare eventuali sospetti dissidenti e di convalidare il loro fermo sulla base di accuse come “attentato alla sicurezza dello Stato”, “contatti con parti straniere”, “diffusione di informazioni false per danneggiare l’immagine della nazione”. Nel suo discorso tenuto ieri alla nazione, Bashar al Assad ha soltanto accennato alla legge d’emergenza, affermando che “prima di pensare di risolvere le sofferenze causate dalla legge d’emergenza, bisogna risolvere le sofferenze di un padre che non ha i soldi per pagare le cure del figlio”. La settimana scorsa, il consigliere presidenziale Buthayna Shaaban aveva annunciato che se lo stato d’emergenza sarà  abrogato, ciò avverrà  solo dopo l’entrata in vigore di una legge detta sull’antiterrorismo.

ORG. DIRITTI UMANI, A LATAKIA 25 CIVILI UCCISI – Piu’ di 25 siriani sono stati uccisi dalle forze di sicurezza a Latakia, porto a nord-ovest di Damasco, durante manifestazioni ”pacifiche” anti-regime svoltesi ieri sera nel capoluogo della regione alawita, da cui provengono la famiglia presidenziale al Assad e i clan a lei alleati. Lo riferisce il Comitato siriano per i diritti umani (Csdu), basato a Londra, secondo cui ”piu’ di 25 cittadini pacifici sono stati uccisi senza che questi mostrassero alcun segnale di uso della forza”.

USA INVITANO AMERICANI A LASCIARE IL PAESE – Il Dipartimento di Stato americano ha invitato oggi i cittadini americani a lasciare la Siria. Il ministero degli Esteri Usa riferendosi ai “problemi politici e civili” che attraversano il Paese, “chiede ai cittadini americani di evitare di mettersi in viaggio” verso la Siria e invita “coloro che già  si trovano in Siria ad adoperarsi per lasciare il Paese”.


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