Polveriera Pdl, “rischia di saltare il partito”

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ROMA – Un partito sull’orlo della crisi di nervi. A un passo dal bum, raccontano i pidiellini più pessimisti, in Transatlantico. Comunque una creatura che – raccontano le ultime 48 ore – sembra sfuggita di mano a Silvio Berlusconi. Furente, il premier, per la debacle in aula, proprio sul provvedimento che gli sta più a cuore. Ancora una volta è lui a tenere unite le tessere del puzzle. Chiama Scajola e lo rassicura. Bacchetta ma calma La Russa. Comunque intenzionato a rimettere mano al partito. L’incidente provocato dal ministro della Difesa ha fatto da detonatore. Adesso, Scajola e gli scajoliani pronti a chiedere i congressi. I lealisti vicini ai ministri Frattini, Carfagna e Gelmini (l’area di “Liberamente”) che invocano maggiore «equilibrio» nel partito per «evitare un’immagine troppo aggressiva: meglio tornare allo spirito del ‘94». Insomma, ridimensionare il ruolo del coordinatore La Russa, è il messaggio implicito. Gli ex An – «siamo 54», avvertono – in trincea e pronti a dare battaglia con il loro ministro, se sarà  necessario. Sul vulcano in ebollizione, il coordinamento a tre composto da un Sandro Bondi, da giorni eclissatosi anche dal partito, dal La Russa sotto tiro, e infine da Denis Verdini. È lui ad occuparsi a tempo pieno del partito, delle candidature e dell’imminente campagna elettorale. Chi ha incontrato Berlusconi, a margine del Consiglio dei ministri e poi in serata a Palazzo Grazioli, lo definisce irritato per lo stop in aula. Ma anche «stanco» per le continue fibrillazioni interne. A La Russa, dopo il cdm, lo ha detto a brutto muso: «Fini è un provocatore e tu ci sei cascato». Poco dopo, intervenendo (ma solo telefonicamente) al congresso dei Cristiano popolari di Mario Baccini, ha fatto la consueta professione di ottimismo: «Abbiamo una nuova maggioranza. Con Casini e Fini non c’era possibilità  di fare riforme istituzionali e della giustizia. Oggi abbiamo una maggioranza più esile, ma la prossima settimana contiamo di avere 330 deputati». È la tarda mattinata. E proprio durante la telefonata alla convention, in un hotel romano, dalla platea si alza e si allontana Claudio Scajola. Perché richiamato dai colleghi in aula, metterà  le mani avanti lui, più tardi. Certo è che nell’intervento fatto in quella stessa assemblea, l’ex ministro torna sul caso La Russa per stigmatizzarlo. Quell’incidente è stato «uno spettacolo indegno», spiega, lamentando la «frammentazione politica», le «divisioni continue»: uno «spettacolo istituzionale che non ci appartiene». Poi, sul sito della sua fondazione “Cristoforo Colombo” aggiungerà : «Occorre senso e responsabilità  istituzionale». Quasi una dichiarazione di guerra ai vertici di questo Pdl. I suoi minacciavano fuoco e fiamme già  mercoledì sera dopo il “vaffa” di La Russa. Adesso si preparano alla resa dei conti. «Il disastro di queste ore – spiega uno dei deputati più vicini a Scajola in Transatlantico – è la dimostrazione della paralisi in cui si ritrova il partito. Voteremo la legge e subito dopo chiederemo a Berlusconi regole chiare e la convocazione dei congressi, questa è la linea». Congressi, dunque, nei quali Scajola è sicuro di poter tornare a dire la sua con la forza dei numeri. Il premier, nelle ultime ore, ha spiegato ai suoi di avere sondaggi che sconsiglierebbero il rientro al governo di Scajola, ancora «segnato» dall’affaire della casa vista Colosseo. Ieri tuttavia ha chiamato l’ex ministro, rassicurandolo e promettendo un pieno coinvolgimento ai vertici del partito. Per lui, ex uomo macchina forzista, Berlusconi starebbe pensando a istituire una nuova figura di vertice, sorta di riferimento per tutti i dirigenti regionali e locali. Ben più del «responsabile enti locali» già  rifiutato da Scajola. Il vicecapogruppo Pdl Massimo Corsaro, assai vicino al premier, getta acqua sul fuoco. Riconduce le fibrillazioni alle «tensioni del momento provocate dall’esterno». Quanto a Scajola, «è una risorsa per il Pdl, darà  il suo contributo ai vertici del partito, pur senza sostituzioni». I tre coordinatori, è il messaggio, non si toccano: «Hanno vinto tutte le competizioni elettorali degli ultimi anni». Altri la pensano diversamente. È il caso dell’irrequieto Mario Pepe, pidiellino in prestito ai “Responsabili”. Si dice convinto che La Russa ormai sia «stanco, anche per via del doppio incarico: questo problema delle incompatibilità  andrà  risolto».


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