“La vendetta del Cavaliere sulle toghe inaccettabile la legge del taglione”

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ROMA – Berlusconi e la sua politica della giustizia? «Siamo alla legge del taglione, occhio per occhio, dente per dente». Sempre stata dura, per non dire durissima, la finiana Giulia Bongiorno nei confronti del Cavaliere. Pure quand’era in maggioranza. Ma stavolta la presidente della commissione Giustizia perfino si supera, esterrefatta e incredula per quanto sta avvenendo. E a Repubblica dice: «La libertà  senza regole smette di essere libertà ». Un weekend di fuoco da Berlusconi con raffiche di attacchi alla magistratura. Le solite minacce ma anche l’annuncio di imminenti riforme punitive. Tutto ciò giustificato dall’idea di essere stato aggredito da pm comunisti. Può farlo? «Un’eventuale ingiustizia subita non legittima nessuno a reagire sottraendosi ai processi, né a contestare sistematicamente, e con tanta virulenza, la magistratura. Sembra che il premier voglia punire i magistrati per i torti che ritiene di aver subito. Ma l’idea che a fronte di un presunto torto ci si possa e ci si debba ribellare, possibilmente vendicare, è inaccettabile. Significherebbe tornare alla legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente». Con quali conseguenze? «Se tornassimo a quella legge sarebbe il caos: un incidente stradale degenererebbe in men che non si dica in guerriglia, perché l’investito si sentirebbe autorizzato a reagire, magari accoltellando chi lo ha tamponato. Ecco, forse occorre riflettere sulla deriva etica, morale e sociale che la legge del taglione porta con sé». Ma il premier fa della battaglia alla magistratura una questione di libertà . Si tratterebbe di “liberare” i cittadini da “questa” magistratura. «Libertà  è una delle parole più belle del nostro vocabolario, ma purtroppo anche una delle più abusate. Penso sempre, quando qualcuno la nomina a sproposito, a Paul à‰luard: “E per la forza di una parola io ricomincio la mia vita…”. Bisogna intendersi, sul concetto di libertà : non è una prateria sconfinata, né un elastico che possa essere teso e tirato a piacimento di qua e di là . Ho sentito parlare di libertà  di fare quel che si vuole in casa propria quando è emerso il caso Ruby; di libertà  di fare leggi ad personam per difendere il premier dalle presunte aggressioni dei magistrati “comunisti”; di libertà  per giustificare le invettive quotidiane contro quegli stessi magistrati. In definitiva, si tenta di usare la libertà  come un abito buono per tutte le stagioni. Invece, senza limiti, confini e divieti, senza regole, la libertà  semplicemente smette di essere tale». Limiti, confini e divieti: questi sono concetti che non piacerebbero al premier, eppure sono di destra. «In assenza di confini, la libertà  degenera in arbitrio, in abuso: la libertà  li pretende, i limiti. Io sono per la riscoperta del valore delle regole, dei divieti, della misura. La vera libertà  esiste solo all’interno di questi paletti». Ora, sotto elezioni, Alfano accelera sulla riforma della giustizia. Qual è il suo giudizio sul testo? «Per il momento posso dire solo che certamente è tardivo. Perché non presentarlo all’inizio della legislatura? E soprattutto, perché siamo ancora alla semplice enunciazione di principi? In che modo si procederà  alla separazione delle carriere? Di certo, qualsiasi tentativo di sottoporre la magistratura al potere esecutivo troverà  in me la più ferma opposizione. Se invece si abbandonasse quest’ipotesi, sarei la prima a sostenerla». Lei è stata già  criticata dal premier perché avrebbe bloccato le intercettazioni. Lo sa che per lui sono un incubo? «Mi sono opposta alla loro cancellazione e alla cancellazione della libertà  di stampa. È una battaglia di cui rivendico la bontà . Per il resto ho cercato di collaborare a un testo per limitarne l’uso: certamente ci sono stati eccessi da parte dei magistrati». Ora il Cavaliere vuole tornare a quel testo e invoca la libertà  di parlare liberamente al telefono. «Il premier invoca una libertà  assoluta laddove la libertà  di comunicare al telefono deve invece conciliarsi con la necessità  di investigare. Se si parla di fatti privati o di cose lecite senza dubbio nessuno deve intercettare, ma se si fanno accordi illeciti è indispensabile che i magistrati possano venire a conoscenza del contenuto dei colloqui. Quindi, anche in questo caso, la libertà  deve avere dei limiti. È questo il punto: trovare un equilibrio quando ci sono diversi interessi in gioco». Lei è avvocato. Come giudica l’invenzione del processo lungo per dilazionare i processi? Non è una contraddizione enorme per chi ha sostenuto il processo breve? «In termini tecnici certamente sì, ma se lo scopo politico è quello, abbastanza evidente, di aiutare il premier nei processi, è chiaro che la combinazione “abbreviazione dei termini di prescrizione-allungamento dei termini del processo” avrà  l’effetto di una bacchetta magica: li farà  scomparire, i processi del premier». Dopo il Rubygate, ecco che Mediaset potrà  bloccarsi. Che effetto avrà  questa politica giudiziaria? «Credo che la gente sia stanca di vedere un Parlamento che si occupa solo di Berlusconi. La nota dolente è che, poi, il giudizio negativo su di lui si estende all’intera classe politica. Stiamo pagando tutti, anche noi che non condividiamo affatto la sua linea, per questo concetto distorto di libertà  in nome del quale si perde di vista il vero obiettivo, ovvero il benessere della comunità . Nessuno di noi politici può prendere sottogamba quello che sta accadendo. Dobbiamo opporci con forza a questa concezione inaccettabile della libertà . Ecco perché continuo a invocare il rispetto delle regole. Lo so che sembra fuori moda invocare il rispetto delle regole, ma oggi se ne sente più che mai il bisogno e credo di interpretare un sentimento molto diffuso».


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