Quando l’arte mette paura al potere

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Nell’ottobre scorso l’artista cinese Ai Weiwei ne ha ricoperto il pavimento con i suoi Semi di Girasole, 100 milioni di minuscoli elementi realizzati in porcellana da un maestro artigiano, diversi l’uno dall’altro, un’installazione strana, nella migliore accezione surrealista del termine, una sorta di inesplicabile tappeto della vita. Sui semi il pubblico doveva camminare, ma, altra stranezza, si è scoperto che, se calpestati, essi rilasciavano una polvere sottile, potenzialmente nociva per i polmoni. Questi simboli della vita potevano, a quanto pare, essere pericolosi per gli esseri viventi, così i visitatori sono stati costretti a camminare lungo il perimetro dell’opera transennata. L’arte può essere pericolosa. Molto spesso la fama si è rivelata un rischio per gli artisti. L’opera di Ai non è polemica – tende al mistero, ma la sua enorme statura di artista (ha collaborato come consulente al progetto del “nido”, lo stadio delle olimpiadi di Pechino e recentemente la rivista Art Review lo ha inserito al tredicesimo posto nella classifica delle 100 personalità  artistiche più importanti del mondo) gli ha consentito di prendere posizione a difesa dei diritti umani in Cina e di denunciare le frequenti inadeguatezze del governo di fronte ai disastri, come nel caso dei bambini vittime del terremoto del 2008 nella provincia Sichuan o degli incendi a Shanghai nel novembre scorso. Le autorità  lo hanno già  perseguitato in passato ma ora sono passate ad una nuova pericolosa offensiva. Il 4 aprile scorso Ai è stato arrestato mentre si imbarcava su un volo per Hong Kong. Hanno fatto irruzione nel suo studio prelevando computer e altri oggetti. Da allora il regime ha permesso che fossero rese pubbliche le sue “imputazioni” – evasione fiscale, pornografia – accuse che chi conosce l’artista non reputa credibili. A quanto pare, irritato dalle prese di posizione del suo più famoso articolo di esportazione, finora protetto dalla sua stessa fama, il regime ha deciso di farlo tacere nel modo più brutale. A peggiorare le cose giunge notizia che Ai ha iniziato a “confessare”. È urgentissimo che venga rilasciato e i governi del mondo libero hanno chiari doveri a proposito. Ai non è l’unico artista cinese nei guai. Al grande scrittore Liao Yiwuè stato negato il permesso di recarsi negli Usa per partecipare al Pen World Voices Festival of International Literature, che avrà  inizio lunedì a New York e si teme che possa essere il prossimo bersaglio del regime. Tra gli altri spiccano Ye Du, Teng Biao e Liu Xianbin – condannato il mese scorso alla detenzione per incitamento alla sovversione, la stessa accusa mossa al premio Nobel Liu Xiaobo, che sta scontando undici anni di carcere. La vita degli artisti è più fragile delle loro creazioni. Il poeta Ovidio fu esiliato da Augusto in un luogo sperduto sul Mar Nero, Tomis, ma la sua poesia è vissuta oltre l’impero romano. Osip Mandelstam morì in un campo di lavoro stalinista ma la sua poesia è vissuta oltre l’Unione Sovietica. Federico Garcà­a Lorca fu ucciso dalle squadracce del Generalissimo Franco ma la sua poesia è sopravvissuta a quel regime tirannico. Forse possiamo puntare sulla vittoria dell’arte contro i tiranni. È degli artisti di tutto il mondo, in particolare quelli che hanno il coraggio di opporsi all’autoritarismo, che dobbiamo occuparci ed è per la loro sicurezza che dobbiamo lottare. Non tutti gli autori o gli artisti hanno la volontà  o la capacità  di svolgere un ruolo pubblico e chi lo fa rischia l’ingiuria e la derisione anche nelle società  libere. Risero a suo tempo di Susan Sontag che si esprimeva senza peli sulla lingua sulla guerra di Bosnia, quasi come se Sarajevo fosse “roba sua”. Risero di Harold Pinter per le sue tirate contro la politica estera americana e il suo “socialismo allo champagne”. E fu con maligna soddisfazione che si apprese che Gà¼nter Grass, famoso intellettuale pubblico e fustigatore dei governi tedeschi, aveva taciuto di aver militato come coscritto per un breve periodo nelle Ss alla fine della seconda guerra mondiale. L’amicizia di Gabriel Garcà­a Mà¡rquez con Fidel Castro, e gli stretti rapporti tra Graham Greene e Omar Torrijosa Panama, fecero dei due autori dei bersagli politici. Quando gli artisti si avventurano in politica la loro reputazione e integrità  non è mai esente da rischi. Ma fuori dal mondo libero, dove la critica al potere è quanto meno difficile e nel peggiore dei casi del tutto impossibile, personalità  creative come Ai e i suoi colleghi sono spesso le sole ad avere il coraggio di dire la verità  contro le menzogne dei tiranni. Ci sono voluti i samizdat per scoprire la verità  sulle brutture dell’Unione Sovietica. Oggi il governo cinese incarna la massima minaccia mondiale alla libertà  di espressione, quindi abbiamo bisogno di Ai Weiwei, Liao Yiwu e Liu Xiaobo. (Traduzione di Emilia Benghi)


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