“Volevano uccidere il parà ” Stessa firma per tre attentati

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 Quel pacco bomba non è stato l’unico ad essere spedito dalla stessa mano. Ieri si è avuta la certezza che gli attentati a un carcere in Grecia e all’agenzia nucleare svizzera, oltre ad avere lo stesso potenziale omicida, portano la stessa firma: Federazione anarchica informale (Fai). Le tre lettere sono state spedite dall’Italia e contengono rivendicazioni diverse per un progetto criminale comune. A Livorno si è salvato dall’esplosione un foglietto in cui gli anarchici inveiscono contro le “guerre” italiane, cioè contro l’impegno militare in Afghanistan e quello in Libia, deciso nella ricorrenza dei 150 anni dell’unità  d’Italia (descritti come di “colonialismo”), e ricordano gli “stupri” di cui si sarebbero macchiati alcuni militari della Folgore in Somalia. La procura di Firenze indaga per attentato con finalità  eversive. È partita una ricognizione sul mondo anarchico e si cerca di tracciare il percorso dei plichi. Intanto il Dipartimento della pubblica sicurezza ha disposto l’innalzamento dei controlli sui siti militari. Alla Ruspoli non ci si aspettava un attentato, fino a giovedì la posta era sottoposta soltanto a un controllo “visivo”. «Amore, come stai? E la tua gravidanza?». Le prime parole di Alessandro Albamonte, al risveglio dall’anestesia di un intervento durato circa 6 ore, sono state per la moglie Paola, incinta al quinto mese. Il militare è un uomo forte, «bisogna andare avanti» ha detto a chi è andato a visitarlo. Ha ferite al volto, molto probabilmente ha perso un occhio, mentre le condizioni della mano destra, che sembrava compromessa, sono migliorate dopo l’operazione. «Ci sono margini per ridare funzionalità  alle mani», ha detto il chirurgo Massimo Ceruso.


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