Tremonti: “Manutenzione sui conti ma non sarà  lacrime e sangue”

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ROMA – Tempi sempre più duri per l’economia italiana: meno crescita, più debito e forse una manovra bis. Il consiglio dei ministri-lampo, convocato nella sala del governo a Montecitorio per non sguarnire la maggioranza nelle votazioni sulla prescrizione-breve, ha varato i due nuovi documenti chiave di politica economica di primavera: il Def (Documento di economia e finanza) e il Programma nazionale di riforma. Nell’incerto quadro politico, istituzionale e internazionale e nell’assenza di misure di stimolo il Pil del Paese si riduce ancora e si attesta sulle recenti previsioni di Ocse e Fmi: quest’anno cresceremmo solo dell’1,1 per cento (contro l’1,3 che lo stesso governo prevedeva nel settembre scorso) e il prossimo anno dell’1,3 per cento (contro il precedente 2 per cento). Confermate le stime sul deficit-Pil: resterà  al 3,9 per cento quest’anno, scenderà  al 2,7 per cento nel 2012 e raggiungerà  il pareggio nel 2014: un timing cui non crede tuttavia l’Fmi che appena due giorni fa ha stimato che il deficit italiano scenderà  sotto il 3 per cento solo nel 2016. Un quadro in chiaroscuro che ha spinto l’istituzione di Washington di evocare «interventi correttivi» sulla finanza pubblica italiane e che ieri provocato una preoccupata sortita del leader del Pd Bersani secondo il quale sarà  necessaria una manovra aggiuntiva di 7-8 miliardi in corso d’anno per aggiustare i conti pubblici. Nemmeno il ministro per l’Economia Tremonti ha colto l’occasione per fornire una decisa smentita: «Nessuna emergenza, nessun intervento drammatico, niente lacrime e sangue, ma solo manutenzione», si è limitato a commentare e ha accusato di «pessimismo» chi prevede un provvedimento correttivo nel 2011. L’ipotesi tuttavia balla: è stata evocata dal ministro per il Welfare Sacconi martedì sera a Ballarò che ha parlato di una manovra «per la stabilità  dei conti e lo sviluppo». Il provvedimento, confermato ieri, dovrebbe arrivare ai primi di maggio ed essere composto di due decreti legge: uno correttivo e l’altro di sviluppo con gli interventi previsti nel Programma nazionale di riforma. Tornando al «Def», la sua «filosofia» è ispirata, secondo il ministro dell’Economia, al principio che «senza rigore non c’è crescita». Tuttavia il nodo del debito pubblico continua a pesare come un macigno sulle stime del governo che è stato costretto a rivedere l’indicatore al rialzo: il rapporto debito-Pil supererà  la soglia del 120 per cento già  quest’anno (nel settembre scorso il governo prevedeva il 119,2 per cento) per poi ridiscendere al 119,4 il prossimo anno. «Dal 2014 deficit zero e dal 2015 dobbiamo iniziare a ridurre la montagna del debito pubblico», ha detto Berlusconi durante la conferenza stampa che ha seguito il consiglio dei ministri. Solita battuta del premier: «Non ho letto tutto il Def, ho scorso l’indice, ma i ministri sono consapevoli della parte di loro competenza». Secondo Tremonti la riduzione del debito «non avrà  impatto sulle famiglie e non ci saranno lacrime e sangue» mentre il governo sta lavorando ad una azione sullo sviluppo «a costo zero». L’Italia conta molto sui fattori che, secondo le nuove regole europee, possono mitigare la riduzione del debito: per Tremonti «ci sono spazi di flessibilità » anche perché c’è il fattore debito privato che avvantaggia l’Italia. Unico sprazzo di ottimismo: il ministro dell’Economia ha annunciato che l’Italia non ha più il terzo debito pubblico al mondo: «Vi do una notizia, siamo quarti, perché la Germania ci ha superato».


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