Ucciso il numero due di Al Qaeda la mente degli attentati alla Nato

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Nella guerra confusa e incerta che si combatte in Afghanistan la notizia è passata quasi inosservata. Ma l’uccisione di Abu Hafs al Najdi, più noto come Abdul Ghani, numero due di al Qaeda e responsabile organizzativo della rete jihadista internazionale, è un duro smacco agli uomini di Bin Laden e ai vertici dei talebani divisi sul piano ideologico ma uniti su quello operativo. L’Isaf e la Nato hanno atteso 13 giorni prima di confermare la morte del famoso terrorista, in cima alla lista Usa e saudita dei grandi ricercati.

Nato a Ryhad 35 anni fa, Abdul Ghani era l’obiettivo numero due delle forze della Coalizione internazionale. Lo consideravano, a ragione, la mente organizzativa di tutti gli attentati compiuti dalla galassia talebana nelle zone tribali a cavallo tra Pakistan e Afghanistan. E’ stato ucciso durante uno dei tanti bombardamenti “mirati” portati avanti, con l’uso dei drone, dagli uomini del generale David H. Petraeus. L’alto esponente di al Qaeda, responsabile militare della turbolenta provincia di Kunar, addetto all’addestramento nei campi allestiti in zona, il 13 aprile scorso era impegnato in un vertice con altri dirigenti dell’organizzazione. Le fonti di intelligence, forse con il contributo di Islamabad, avevano segnalato la sua presenza in una casa del distretto di Dangam. L’obiettivo è stato centrato e i missili sganciati dal piccolo velivolo senza pilota hanno ucciso una decina di terroristi, tra i quali un responsabile operativo pachistano delle rete conosciuto con il nome di Waqas.

Inserito al 23esimo posto tra gli 85 più ricercati dalle autorità  saudite, il numero due di al Qaeda era inseguito dai segugi della Nato dal 2007. Gli davano la caccia perché lo consideravano il coordinatore dei principali attacchi pianificati contro le forze Isaf e Nato in tutto il sud dell’Afghanistan. Ma la sua esperienza nella raccolta dei fondi lo aveva posto anche al vertice delle struttura che si occupa dei finanziamenti per sostenere la rete internazionale di jihadisti. Noto anche per pianificare il sequestro di cittadini stranieri, Abdul Ghani, il cui vero nome era Saleh Naiv Almakhlvi Day, si era assunto la paternità  dell’ultimo devastante attentato suicida che aveva ucciso l’influente capo tribù Malik Zarinh e altri nove civili afgani.

Un attacco che gli è stato fatale. Qualcuno si è voluto vendicare e poche ore dopo aver rivendicato l’attentato è stato colpito e ucciso da due missili della Nato. Con lui viene a mancare un elemento fondamentale nel reclutamento di combattenti, nella distribuzione delle armi e nella pianificazione degli agguati e degli attentati. Probabilmente è già  stato sostituito. Ma simbolicamente, oltre che psicologicamente, al Qaeda e i Taleban sembrano aver accusato un brutto colpo.


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