Gheddafi in tv, ma il giallo resta. La Nato bombarda il bunker del raìs

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Sono immagini credibili, quelle che mostrano Muhammar Gheddafi impegnato in una serie di incontri ufficiali con diversi capi tribali in un hotel a Tripoli. Così credibili che poche ore dopo l’apparizione in tv del Colonnello, il comando della Nato ha ordinato un raid aereo contro il suo complesso fortificato di Bab al-Aziziya. Stavolta, i razzi dell’Alleanza avrebbero provocato 6 morti e 10 feriti, tutti civili. Ironia della sorte, nel bombardamento aereo è stato danneggiata anche l’ambasciata della Corea del Nord, ossia di un altro di quei pochi Paesi dove ancora sopravvive una feroce dittatura. 
Secondo la tv di regime, i filmati di Gheddafi sarebbero stati registrati nella giornata di mercoledì, per dimostrare, se mai ve ne fosse bisogno, che il leader libico è ancora vivo. Tuttavia, rimangono forti dubbi sulla data di quelle riprese, perché l’albergo in cui sono state effettuate è quello dei giornalisti stranieri, i quali giurano di non averlo visto. Quanto ai sedicenti capi tribù che gli si stringono attorno, va ricordato come alla fine di aprile lo scrittore francese Bernard-Henri Lévy presentò un documento firmato da tutti i leader tribali libici, i quali già  allora informavano che chiunque si fosse fatto riprendere al fianco del Colonnello nelle vesti di un capo tribù altro non era che un impostore. 
Ieri, intanto, un francese è stato ucciso con colpi d’arma da fuoco sparati all’addome a Bengasi. Aveva 49 anni e 400 dollari in tasca, ma al momento non è stato reso noto che attività  svolgesse nella roccaforte della rivolta cirenaica. «Nel corso di un controllo la notte scorsa cinque cittadini francesi sono stati fermati. Uno di loro è stato ferito da un proiettile ed è morto in nottata all’ospedale di Bengasi», ha confermato un portavoce del Quai d’Orsay. Ma Parigi non ha fornito alcuna indicazione sulle identità  dei cinque, sulla loro funzione o sui motivi della loro presenza a Bengasi. Di recente, ex militari francesi erano stati visti circolare nella città  libica alla ricerca di eventuali contratti nel settore della sicurezza privata. 
Secondo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, l’ordine d’arresto della Corte penale internazionale dell’Aja per Gheddafi potrebbe arrivare a fine mese. Spiega Frattini: «Se dovessi dare un limite temporale alla fine della crisi, vedo un momento chiave, che è alla fine di questo mese, quando con tutta probabilità  il procuratore della Corte dell’Aja emetterà  un ordine di arresto a carico di Gheddafi e di altri esponenti del regime, forse anche alcuni suoi familiari».
Oggi, intanto, il presidente del Consiglio nazionale transitorio di Bengasi, Mahmud Jabril, arriva alla Casa Bianca dove sarà  ricevuto dal Consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Obama, Tom Donilon. Si tratta della prima visita ufficiale di un esponente delle forze democratiche della Libia a Washington. Dopo una visita lampo a Bengasi del senatore repubblicano John McCain, gli Stati Uniti hanno cominciato a considerare il “governicchio” di Bengasi come un interlocutore affidabile, senza però averlo ancora ufficialmente riconosciuto.


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