I ministri ex Forza Italia ed ex An ora sono uniti contro i leghisti.

Loading

ROMA – «Berlusconi voterà  la nostra mozione sulla Libia». La propaganda di Bossi produce un immediato effetto urticante nel Pdl, che prima subisce infastidito, poi sbanda, infine si ribella a quella che molti, sottovoce, ritengono una «genuflessione» ai diktat del Carroccio e un «commissariamento» di Tremonti sull’intero governo. È Montecitorio l’epicentro della rivolta. E basta vedere la faccia scura del sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, dopo la riunione del mattino a palazzo Chigi, per capire l’aria che tira. La ribellione non si limita alle parole. La rappresaglia è immediata sul decreto antiscalate messo a punto da Tremonti per impedire (invano) lo sbarco dei francesi a Collecchio. Guidano la rivolta contro il ministro dell’Economia, considerato un tutt’uno con i leghisti, Claudio Scajola e Antonio Martino. E alla votazione finale il decreto passa solo grazie all’astensione delle opposizioni, visto che una consistente pattuglia di 18 deputati Pdl decide di non votarlo. Altre scintille sul decreto che stabilisce aumenti per le forze di polizia, i militari e i vigili del fuoco, uno dei cavalli di battaglia del centrodestra. Il ministro dell’economia riesce infatti a stoppare alcune modifiche al provvedimento, caldeggiato dal Pdl, che elargiva una «una tantum» al comparto sicurezza, evitando che le maglie si aprissero ancora di più. Ma la conseguenza è che la rabbia contro Tremonti e la Lega non fanno che aumentare. «Gli attacchi al ministro – profetizza uno dei suoi fedelissimi – ricominceranno subito dopo le amministrative». Forse inizieranno anche prima visto che il decreto Sviluppo – il prossimo campo di battaglia – fa gola a molti nel governo, che vorrebbero inserirvi misure più ampie di quelle previste a via Settembre. Tutti nel Pdl guardano ora all’arrendevolezza del premier nei confronti del Carroccio con un misto di preoccupazione e di irritazione. Anche perché molti parlano di una serie di cambiali che il Cavaliere si appresterebbe a pagare all’alleato, in cambio del sostegno «fino alla fine della legislatura». In questo canestro rientrerebbe la direzione di Rai2 per Gianluigi Paragone, il trasferimento della Consob a Milano, il vicesindaco di Milano, oltre a uno o due sottosegretari nel rimpasto, rimandato a dopo le amministrative. Per il momento, tuttavia, a palazzo Chigi si tira il fiato per aver scongiurato sul filo la rottura della maggioranza. Ieri Berlusconi e Bossi si sono parlati al telefono, dopo che il summit tra Pdl e Lega aveva sancito l’accordo sulla mozione libica. Un breve scambio di battute con l’intesa di «vedersi presto», anche se il Senatùr non sembra così impaziente di farsi ricevere dal Cavaliere. «I problemi sono superati – dichiara ottimista Paolo Bonaiuti – e in meno di un’ora di incontro si è riusciti a trovare la quadra». Ma nel corso del vertice il ministro La Russa, spalleggiato dai capigruppo del Pdl, ha dovuto alzare la voce per impedire che i costi della missione venissero caricati tutti «sugli stanziamenti ordinari della Difesa», come recitava il testo tirato fuori dalle cartelline dei leghisti. «Col cavolo – si è inalberato La Russa – noi stiamo già  consumando le riserve di carburante che dovevano durare per tutto il 2011. Siamo già  all’osso e poi anche il Viminale deve farsi carico dei costi legati all’arrivo dei profughi e al pattugliamento davanti alla Libia». Alla fine di un duro braccio di ferro tra Pdl e leghisti si decide di rinviare lo scontro e la mozione preciserà  che andranno evitati «ulteriori aumenti della pressione fiscale». Una formula che salva il bilancio della Difesa, ma che non garantisce sul futuro della missione. Nel governo spiegano infatti che i 150 milioni già  stanziati basteranno fino a fine giugno, ma il quesito angosciante riguarda cosa succederà  dopo. L’incubo è la Lega non voti il rifinanziamento della missione, costringendo palazzo Chigi a una precipitosa retromarcia. Anche perché i tagli alle altre missioni internazionali non produrranno rapidamente effetti. «In Libano – spiegano alla Difesa – dobbiamo restare fino a fine anno». Così l’unica speranza è che la Nato faccia fuori Gheddafi prima dell’estate. «Speriamo che a giugno sia tutto finito», scherza Crosetto con un sorriso amaro.


Related Articles

Caso Abu Omar: arrestato dirigente Sismi Mancini e generale Pignero

Loading

Nell`ambito dell`inchiesta sul sequestro a Milano di Abu Omar arrestati il dirigente del controspionaggio e il generale Pignero Rapimento dell`imam,

La parata ritagliata che sfida il buonsenso

Loading

Napolitano presiede un «vertice di guerra» con Schifani, Fini e Monti. Impone il rispetto del programma, che però sarà  «particolarmente sobrio»

I dieci falsi del Cavaliere/2

Loading

TRA una comica gaffe su Draghi (l’impropria candidatura al Quirinale) e una tragica ammissione del suo ciclopico conflitto di interessi (la condanna al processo Mediaset come “concausa” della sfiducia al governo Monti) Silvio Berlusconi continua la sua personale battaglia contro la verità .

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment