La democrazia felice e tutti i suoi nemici

Loading

Era prevedibile che a Torino, città  di tradizione operaia e storico laboratorio di cultura politica, una discussione sulla democrazia infiammasse la platea. Nel dialogo laterziano tra Ezio Mauro e Gustavo Zagrebelsky (La felicità  della democrazia), presentato ieri pomeriggio da Marco Revelli nell’affollata Sala Oval, non si parla solo di un assetto istituzionale oggi messo a dura prova, ma della distanza che passa tra la parola e la cosa, tra “gli ideali” e “la rozza materia”, tra il concetto e la sua traduzione storica.

In questa forbice sempre crescente sono contenute tutte le criticità  di cui oggi soffre la democrazia, dal populismo carismatico del premier alla questione del lavoro e dei suoi diritti, azzerati dall’economia globalizzata. «Dieci anni fa», dice Mauro, «mai avrei pensato di inserire in un libro sulla democrazia anche il lavoro: eravamo la società  del welfare garantito e della crescita. Oggi che il capitale offre il lavoro in cambio dei diritti – è accaduto a Pomigliano e a Mirafiori – mi pongo il problema se tutto questo sia compatibile con un contesto democratico». La platea del Lingotto sottolinea con lungo applauso la sua sintonia con il direttore di Repubblica, che incalza: «È stupefacente come la politica permetta questo scambio. La destra non vuole intervenire, ma è ancora più sorprendente che non lo faccia la sinistra, ormai incapace di pronunciare parole come libertà , eguaglianza e giustizia».
La morte della politica è uno dei temi del dialogo, ora ripreso con forza da Zagrebelsky. L’analisi non prevede sconti per nessuno. «L’attuale degrado della vita pubblica può essere ricondotto solo in parte al berlusconismo, che è certo una delle cause ma è soprattutto conseguenza di un processo più profondo. La politica è sparita. Sono morte le ideologie, ma è venuta a mancare anche la capacità  di ragionare in grande. Se vogliamo combattere il potere carismatico di Berlusconi – io in verità  non lo vedo tanto questo carisma – dobbiamo uscire dalla palude impolitica: l’amministrazione dell’esistente e l’occupazione del potere». Sarebbe sbagliato, tuttavia, confondere in un’unica zona grigia l’intera classe politica. «Rimane la distinzione tra persone perbene e persone non perbene», dice il costituzionalista che non rinuncia a civettare con la caricatura suggerita dai suoi avversari: «Così confermo la mia propensione per il puritanesimo». Applaude l’editore Giuseppe Laterza, seduto al tavolo. E applaude il pubblico, riconoscendosi nel richiamo morale.
La democrazia come il «regime delle promesse non mantenute» (copyright di Bobbio). Ma esiste una soglia – incalza Marco Revelli – oltre la quale la distanza tra la parola e la cosa minaccia il fondamento democratico? «Il rischio», risponde Mauro, «è che dietro la superficie levigata si nasconda un organismo malato». E se la democrazia – non come formula politica ma come esperienza – è in difficoltà  anche altrove, in Italia vive in una condizione speciale. «Non sono accettabili paragoni con regimi del passato, tuttavia è indubbio che la destra italiana sia portatrice di molte gravi anomalie. Non succede altrove che il potere esecutivo usi il potere legislativo per difendersi dal potere giudiziario. Ma il populismo di Berlusconi è qualcosa di ancora più eversivo, una destra che chiede al sistema democratico di rinunciare alle regole per costituzionalizzare le sue anomalie». Un processo contrario alla “felicità  della democrazia” invocata dal titolo del dialogo: condizione da ricercare «in un sistema di regole e libertà », molto più che «nella dismisura tipica dell’abuso e del privilegio».


Related Articles

BIMBO LUDENS IMPARATE L’EDUCAZIONE ATTRAVERSO I GIOCATTOLI

Loading

In mostra al MoMA il design degli oggetti per i più piccoli creati durante il XX secolo L’esposizione è una storia di come è cambiato il nostro rapporto con l’infanzia

Dentro un coro di versi un mondo senza barriere

Loading

Sette giovani voci assai diverse tra loro, ma accomunate da una dimensione etica e consapevole

L’occhio di Bauman sull’interregno

Loading

INTERVISTA Del sociologo anglo-polacco è da poco uscito «Cose che abbiamo in comune»
Secondo il teorico della modernità  liquida, che nei giorni scorsi ha preso parte al Festivaletteratura di Mantova, ci troviamo oggi nella situazione descritta da Gramsci, quando «il vecchio muore e il nuovo non può nascere»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment