Nel feudo nero di Latina il Pd sogna il ribaltone con i “fasciocomunisti”

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LATINA – Il rombo della Maserati si sente da lontano. Ignazio la Russa, con la consueta discrezione, piomba a Latina nelle ultime ore di campagna elettorale. E’ l’unico capoluogo di provincia che va al voto nel Lazio e i ministri del governo Berlusconi vengono a frotte qui: la Brambilla per promettere la riqualificazione del lungomare, Alfano per giurare che faranno come nuovo il tribunale, Sacconi per impossessarsi dell’unica buona notizia nell’agonizzante economia locale: la multinazionale del chimico-farmaceutico Janssen, invece di chiudere, aumenta dipendenti e investimenti. Tutti a dare pacche sulle spalle al candidato del Pdl Giovanni Di Giorgi, 43 anni, architetto, consigliere regionale, già  camerata, appoggiato dall’Udc, dalla Polverini e da Storace. 
In questa terra di cultori del Duce che ha sempre votato negli ultimi 18 anni sindaci con la camicia nera (prima Ajmone Finestra, che girava a cavallo nei suoi feudi elettorali, e poi il suo “garzone di bottega” Vincenzo Zaccheo, che non ha finito il secondo mandato, ed è uscito perdente dalla cruenta lotta con il senatore Claudio Fazzone, chiacchierato ras di Fondi), le investiture sono sempre state plebiscitarie con un centrosinistra fermo al 23%. Adesso tira un’aria diversa. Può succedere – anzi è molto probabile – che a Latina si vada al ballottaggio: Di Giorgi contro il candidato del centrosinistra Claudio Moscardelli, 48 anni, avvocato, franceschiniano, curriculum moderato: chierichetto, scout, militante Dc, poi Ppi, Margherita e Pd. 
Non è la prima volta che Moscardelli si candida ma è la prima che rischia di farcela davvero. Che cosa è successo? Vale la pena di lasciarlo riassumere ad Antonio Pennacchi, premio Strega con Canale Mussolini, figlio di Latina e “fasciocomunista”: «A destra se so’ divisi in due, se so’ menati come zampogne, se so’ magnati er piano regolatore… so’ loro i veri traditori della bonifica, so’ una banda de inetti e de indegni». Insomma, questo per dire, al di là  del linguaggio, che la destra di Latina è implosa, uno scontro che non a caso ha portato al commissariamento del Comune. I candidati sindaco sono 13 in una città  di 120 mila abitanti. E anche Pennacchi c’ha messo del suo con la Lista Pennacchi-Fli per Latina, capogruppo il finiano Granata e candidato sindaco Filippo Cosignani, classe 1959, un altro camerata. In caso di ballottaggio i fasciocomunisti l’hanno già  detto: appoggeranno il candidato del Pd. Ma non è da loro che arrivano le reali chances. Azzarda Moscardelli: «È in atto uno spostamento elettorale. La città , negli ultimi anni, ha sofferto tantissimo. La perdita di ricchezza è di quasi tre volte quella del Lazio, il tasso di disoccupazione è al 20%. Io ho un programma da offrire. Penso alle piccole medie imprese, ad uno sportello per le attività  produttive, ad un’area artigianale, ad un polo di ricerca industriale, a nuovi quartieri “green” di edilizia residenziale pubblica a impatto zero». Secondo Moscardelli, la vecchia Littoria è pronta a chiudere con l’ideologia. «Tantissimi a destra mi voteranno, sono stato sdoganato», assicura. Circola effettivamente la voce in città  che ci sarà  molto voto disgiunto, frutto anche di vendette in famiglia. Gli elettori potrebbero scegliere liste di destra e il candidato sindaco di sinistra. 
Forse per questo i ministri si danno da fare e lo stesso Berlusconi ha fatto la sua solenne telefonata di sponsorizzazione con una promessa: «Rilanceremo le terme di Foligno». Peccato che il vero nome sia Fogliano. Il referendum vero qui non è però Berlusconi sì Berlusconi no, ma Fazzone sì, Fazzone no. Claudio Fazzone, coordinatore provinciale del Pdl, è riuscito per due volte a evitare lo scoglimento del Comune di Fondi, inquinato dalla criminalità  organizzata, come risulta dalla relazione del prefetto Frattasi. Ha guidato la rivolta contro il sindaco Zaccheo, suo nemico numero uno, dotato di un potere autonomo. Adesso sponsorizza Di Giorgi il quale certo non può prendere le distanze ma dice: «Fazzone non mi preoccupa. Berlusconi e la Polverini mi hanno garantito autonomia assoluta». Quanto alla criminalità  organizzata, Di Giorgi ammette la gravità  del problema: «Non si tratta più di infiltrazioni, è un fenomeno stanziale». Droga, usura, appetiti legati all’edilizia, al Mercato Ortofrutticolo di Fondi, il più grande d’Italia.
Latina si gioca un’idea di sviluppo, di legalità , adesso, in questa tornata elettorale. Il Pd riassume in un manifesto: «Meno Fondi più Latina». E l’ex sindaco Zaccheo? Vittima di un video, risultato poi manipolato, nel quale chiedeva alla Polverini, appena eletta, di ricordarsi delle figlie ma anche – e questa era la parte vera – di non dare più appalti a Fazzone, è entrato apparentemente in sonno. Qualcuno dice che l’hanno «normalizzato» offrendogli alternative regionali. Chi lo conosce, però, lo descrive attivo, sotto traccia. Chiosa il fasciocomunista Pennacchi: «Il signorotto di Fondi non può pretendere di comandare a Latina. Dal fango delle paludi redente deve sorgere un tavolo costituente. Se ce date i voti, bene. E sennò pigliatevela in tel c…»


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Che il nostro Paese, la cui crescita è da tanti anni così stentata, abbia bisogno di riforme liberali, è cosa in certa misura riconosciuta sia a sinistra sia a destra. Chi non ricorda le «lenzuolate» di Bersani ai tempi del governo di centrosinistra? Non furono provvedimenti travolgenti, anzi furono misure modeste, che però andavano nella direzione giusta, e soprattutto muovevano dalla percezione della necessità  improrogabile di incominciare a rimuovere le ben munite difese di zone protette, di corporazioni consolidate, che bloccavano la concorrenza.

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