“Il piano è serio, Atene uscirà  più forte e la Germania difenderà  sempre l’euro”

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BERLINO – «La disponibilità  di Paesi in difficoltà  a varare sacrifici e serie riforme è il presupposto della solidarietà  europea. Ma il piano greco sembra serio, aspettiamo per giudicare. Credo che alla fine la Grecia uscirà  più forte. Gli elettori tedeschi si preoccupano delle sorti dell’euro, io devo tenerne conto, ma la mia Germania ha già  detto più volte che resta impegnata e fedele alla causa dell’Europa e della difesa della moneta unica. Non cambieremo corso». Così parla la Cancelliera Angela Merkel, nel suo incontro di un’ora di ieri con la stampa estera a Berlino. Ecco un resoconto dell’incontro.
Si parla di timori e pessimismi tedeschi sulla Grecia, lei che ne dice?
«Io aspetto che si pronuncino le delegazioni di Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale per poi analizzare quanto diranno. La Grecia sta meglio di un anno fa, ha varato coraggiose riforme, le elezioni regionali hanno indicato appoggio al governo. E’ difficile, non durerà  solo mesi. Ma finora Ue, Bce e Fmi non hanno sollevato obiezioni. Dico ai greci: non è facile ma alla fine la Grecia ne uscirà  più forte».
L’Europa teme, sul caso Grecia, una Germania troppo esitante ad aiutare o troppo sicura di sé, orientata al solo interesse nazionale. Cosa risponde?
«No, noi siamo con la scelta politica compiuta nel febbraio 2010 dal Consiglio europeo: pronti ad aiutare la Grecia. Posi e pongo condizioni, ma questo non vuol dire esitare. Ho detto sì alla solidarietà  ma in cambio di sacrifici e riforme. Si difende l’euro nell’interesse di tutti garantendogli fondamenta solide».
La Ue come è oggi è all’altezza della sfida delle tempeste sull’euro?
«Le sfide sono eccezionali, ma confido che la Ue sarà  all’altezza. Certo, trattare e accordarsi tra tutti i membri richiede tempo. Ma abbiamo costruito il meccanismo di stabilità , e concordato cambiamenti al Patto di stabilità  con meccanismi molto più severi e sanzioni molto più automatiche. Dalla crisi dei debiti sovrani abbiamo imparato con scelte decisive. I problemi non sono ancora risolti, ma l’Europa ce la farà ».
Davvero la Ue non deve temere nuovi egoismi nazionali di Berlino?
«La nostra scelta per l’euro e per l’Europa è chiara, fuori discussione. Ricordiamolo: il Patto di stabilità  impegna tutti i firmatari al rigore. Molti da noi si chiedono perché molti Stati non hanno soddisfatto questi impegni, sorge allora la domanda “possiamo fidarci? “. Ma insisto, l’impegno tedesco per l’Europa è chiarissimo, fuori discussione».
Ma da qualche tempo molte voci in Germania dicono no all’unione monetaria intesa come trasferimento di ricchezze e risorse da un Paese all’altro. Non le sembra che il trasferimento di risorse sia inevitabile in un’unione monetaria che voglia funzionare?
«L’Unione europea è sempre stata una realtà  istituzionale che ha puntato con successo a smantellare o ridurre le differenze e gli squilibri strutturali tra i suoi membri. Nella Ue ci sono da tempo Paesi contribuenti netti e altri che sono recipienti netti. Nel campo della moneta unica ci sono fondamenti nel Trattato: dicono che un Paese non è responsabile per i debiti d’un altro. In questo senso l’unione monetaria non è un’unione di trasferimento di risorse. Chi scrisse il Patto non previde che le difficoltà  di un Paese avrebbero potuto diventare un problema per tutta l’eurozona, per questo vogliamo modifiche del Trattato. Strumenti efficaci contro ogni pericolo per la stabilità  dell’euro. La gente esprime timori per questi pericoli, è normale, ed è giusto tenerne conto».
Lei vuole o no Draghi alla Bce?
«Non abbiamo ancora deciso, decideremo al momento giusto, e contro nessuno. La mia abitudine è decidere nell’approssimarsi della scadenza: così si hanno idee più chiare».
Passiamo all’atomo. La reazione tedesca al caso Fukushima è sembrata eccessiva a molti altri Paesi, è d’accordo o no?
«Da noi Fukushima ha fatto cambiare idea a tutti sul concetto di rischio residuo dell’atomo civile. Ho cambiato idea anch’io, e non la cambierò di nuovo. Fukushima ha accelerato un ampio, profondo dibattito sul nucleare da tempo in atto nella nostra società . Abbiamo già  da tempo un consenso bipartisan sul no alla costruzione di nuove centrali. Ora abbiamo deciso di accelerare l’uscita, di cercare un consenso su come, tenendo conto delle necessità  energetiche, aprire al più presto l’era delle rinnovabili. L’atomo civile è una tecnologia di transizione. Dalle rinnovabili possiamo avere anche nuove opportunità  per tecnologia e posti di lavoro».


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