Circa 110 mila i pensionati stranieri. Saranno 625 mila nel 2025

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ROMA Quale il futuro pensionistico degli immigrati lavoratori in Italia? Attualmente sono scarsi fruitori e importanti contributori all’interno del sistema previdenziale, in conseguenza della loro giovane età  e del loro dinamismo sul mercato del lavoro. Gli immigrati che percepiscono una pensione sono circa 110 mila (al 2007) e si stima che saranno 625 mila nel 2025 con un’incidenza sul totale della popolazione straniera che resterà  molto più bassa rispetto a quella degli italiani (12,5 contro 28,2). Sono i dati contenuti nel IV Rapporto sui lavoratori di origine immigrata negli archivi Inps’, presentato a Roma da Inps e Idos – Dossier statistico immigrazione Caritas Migrantes.

Gli immigrati versano 7,5 miliardi di contributi (il dato è al 2008 e corrisponde al 4% del totale annuo di incassi dell’Inps). Il tutto all’interno di un quadro italiano in cui la spesa per la protezione sociale incide per il 26,6% sul Pil (dati Eurostat al 2006), in linea con la media dell’Unione Europea (26,9%), ma in maniera ridotta rispetto ad altri paesi, in primis la Francia (31,1%). A fronte di una media europea del 46,2%, l’Italia dedica oltre la metà  di queste risorse (60,5%) alle prestazioni di vecchiaia, una quota inferiore solo a quella della Polonia (61,2%). Su un altro piano, questo significa che l’incidenza delle spese pensionistiche complessive sul Pil è in media del 7,2% nei paesi dell’Ocse, mentre in Italia arriva al 14,0%, e questo anche in conseguenza di una struttura demografica particolarmente segnata dalla componente anziana (oltre il 20% di ultra65enni).

Come registrato dagli archivi Inps, al 1° gennaio 2010 sono risultate in pagamento 278.150 pensioni a persone nate all’estero, di cui 247.851 a carattere strettamente previdenziale e 30.299 a carattere assistenziale (pensioni e assegni sociali, escluse le pensioni di invalidità  civile), per un importo complessivo di 2 miliardi e 329 milioni di euro, di cui meno di un decimo per prestazioni pagate all’estero (224 milioni di euro, corrispondenti al 23% delle prestazioni in esame). Va però specificato che la maggior parte di queste pensioni è erogata a italiani nati all’estero e poi rimpatriati, mentre secodndo la stima del Rapporto basata sul confronto tra diversi archivi, sarebbero appunto circa 110.000 i pensionati stranieri veri e propri. In 7 casi su 10 (70,7%) si tratta di prestazioni corrisposte a donne e, per la grande maggioranza a persone nate in Europa (169.928, 61,1%), in particolare nei paesi che sono stati sbocco dell’emigrazione italiana: 45.368 in Francia, 18.096 in Germania, 11.474 in Svizzera. Iniziano, però, a essere significative anche quelle relative ai paesi protagonisti dei più recenti flussi verso l’Italia: Albania 7.975, Romania 5.334, Polonia 3.012.

Futuro pensionistico. Secondo le proiezioni del Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes, nel 2010 sono entrati in età  pensionabile 15.056 stranieri, per i tre quarti donne, con una incidenza del 2,2% sul totale dei residenti in Italia nella stessa condizione, portando a 136.831 i potenziali pensionati stranieri, pari al 3,3% del totale degli stranieri residenti (1 ogni 30) a fronte del 23,5% (quasi 1 ogni 4) per il totale dei residenti in Italia.

A distanza di 5 anni, nel 2015, il potenziale annuale dei pensionati stranieri sarà  di circa 26.500 persone (3,6% degli ingressi in età  pensionabile) e nel 2020 di 42.000 (5,4% degli ingressi). Nel 2020, quindi, i probabili pensionati stranieri saranno il 6,0% della rispettiva popolazione contro il 26,3% della media, mentre nel 2025, a fronte di un aumento medio annuale più marcato, gli stranieri complessivamente pensionati saranno potenzialmente circa 625.000 (8,0% dei residenti stranieri, circa 1 ogni 12,5 contro il 28,2% della popolazione complessiva, 1 ogni 3,5).

Questo andamento significa che l’apporto positivo, garantito attualmente dagli immigrati al sistema previdenziale, è destinato a durare per un numero di anni non trascurabile, e potrebbe essere ancor più rilevante se si riuscisse a promuovere pienamente l’inserimento regolare dei migranti tanto nel mondo del lavoro che, di riflesso, nella copertura previdenziale. Nel 2009 il bilancio l’Inps ha avuto un avanzo positivo di 6,9 miliardi di euro, sul quale hanno influito positivamente i contributi degli immigrati (stimabili in circa 7,5 miliardi di euro, circa il 4% del totale nel 2008).

Spiegano i curatori del Rapporto: “I lavoratori immigrati, una volta giunti all’età  della pensione, rischiano infatti di confluire nelle schiere dei poveri, percettori di pensioni ridotte, un po’ in ragione dei bassi livelli retributivi che li caratterizzano oggi come lavoratori, un po’ per l’alta esposizione alle dinamiche del lavoro “nero” e “grigio”. Favorire la regolarità  del lavoro e la mobilità  occupazionale, significa sostenere concretamente i processi di inclusione e coesione sociale, oggi e per il futuro”. (ep)

 

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