Gaza, stiamo arrivando

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Lo hanno ripetuto a nome degli oltre 350 partecipanti, tra cui giornalisti, figure di spicco, parlamentari e attivisti, che saliranno a bordo delle navi (dieci navi passeggeri e due cargo, con oltre 3mila tonnellate di aiuti per i palestinesi sotto assedio), provenienti da oltre dieci paesi. Partenza prevista forse per giovedì o venerdì, (già  partita sabato 25, la nave francese, Dignity / Karama, dal porto di Ile Rousse in Corsica, che incontrerà  in mare il resto del convoglio) a dispetto degli ostacoli del governo greco e delle minacce e intimidazioni del governo israeliano.

In rappresentanza della nave Usa, “The Hope of Audacity”, che nei giorni passati aveva ricevuto un fermo proprio dalle autorità  greche con la richiesta di una ulteriore ispezione dell’imbarcazione perche non “atta a navigare”, e dei 36 americani della nave a stelle e strisce, di cui il 30 percento ebrei, c’erano ieri alla conferenza Ann Wright, un colonnello Usa in pensione e ex diplomatico, che si è ritirata nel 2003 in protesta contro l’invasione dell’Iraq e Alice Walker, scrittrice e vincitrice del Premio Pulitzer con “Il colore viola“.

Sono stati proprio i passeggeri della “Hope of Audacity” a denunciare l’atteggiamento “poco collaborativo”delle autorità  greche nei giorni passati. La mattina del 23 giugno infatti, quando erano pronti a partire, hanno appreso che un esposto da parte di un privato (la cui identità  prima ignota è stata poi rivelata dal quotidiano israeliano Jerusalem Post) era stato avanzato contro la nave, ritenuta non “atta alla navigazione” e quindi soggetta a ulteriori ispezioni. Il 25 giugno la polizia greca ha ordinato il fermo della nave. Dietro all’esposto civile in forma anonima ci sarebbe “Shurat HaDin” ovvero l’Israel Law Center, cioè un gruppo legale israeliano, come si legge anche nel comunicato stampa diffuso ieri dagli organizzatori della Flotilla.

“Israele ha dichiarato apertamente che sta facendo pressioni sui governi per fermare la Flotilla, e chiaramente la Grecia è un attore chiave dal momento che molte navi partono dalla Grecia”, ha dichiarato Medea Benjamin, uno dei passeggeri della nave e fondatrice del movimento CodePink. Si fanno sempre più consistenti le voci secondo cui, vista la fragile situazione economica della Grecia, Israele avrebbe minacciato di tagliare le relazioni commerciali con il Paese, che tra i due sono molto strette (Israele e Grecia hanno in comune anche un progetto congiunto per un gasdotto nel Mediterraneo orientale) facendo pressioni sulle autorità  perché creino alla Flotilla diversi impedimenti di tipo burocratico.

Per questo i passeggeri della “Audacity of Hope”, hanno fatto appello al governo greco perché acceleri i tempi dell’ispezione. “La nave che abbiamo noleggiato (battente bandiera a stelle e strisce e registrata in Usa, ndR) – aveva dichiarato lunedì Ann Wright – è stata esaminata e ha subito ispezioni per mesi da tecnici qualificati. Non crediamo ci sia la necessità  di una nuova ispezione ma accettiamo che le autorità  greche procedano con rapidità  in modo che non ci siano ulteriori ritardi nella partenza”. I passeggeri della “Hope of Audacity” si sono detti pronti a “sfidare la politica USA e di Israele verso Gaza”. Lo stesso Obama infatti aveva invitato i cittadini americani a non imbarcarsi.

Sul quotidiano israeliano Ha’aretz, la giornalista israeliana Amira Hass (anche lei pronta ad imbarcarsi su una delle navi del convoglio) ha messo in luce- in un articolo apparso ieri – il supposto tentativo di sabotaggio di un’altra delle navi, mentre era attraccata al Pireo, il porto di Atene. Agli esami attenti di un sommozzatore che ha visionato l’imbarcazione, sarebbe stata manomessa intenzionalmente l’elica della nave. Per conto dei partecipanti, svedesi, greci e norvegesi, il portavoce (israeliano) Dror Feiler ha parlato espressamente di “sabotaggio”. Non è ancora chiaro se la nave potrà  essere riparata entro giovedì, visto lo sciopero generale indetto in Grecia martedì e mercoledì.

Non si arresta l’offensiva israeliana per far deragliare il progetto della Flotilla. Alle minacce durissime di Netanyahu delle ultime settimane, che ieri in una riunione speciale, ha dato ordine alla Marina israeliana di usare la forza necessaria ma con “moderazione“per impedire alle imbarcazioni di arrivare vicino alle coste di Gaza, si è aggiunta questa mattina l’ultima trovata dell’esercito israeliano: sono stati diffusi presunti report dell’intelligence, secondo i quali sulle navi della Freedom Flotilla potrebbero esserci agenti chimici incendiari pronti ad essere usati per ferire i soldati israeliani.

Dopo le pressioni e le proteste da più parti, l’ufficio stampa governativo si è visto costretto invece a ritrattare quanto minacciato dal premier Netanyahu domenica: deportare e impedire l’ingresso in Israele (e quindi nei territori Palestinesi occupati) per dieci anni ai giornalisti stranieri che prenderanno parte al convoglio.
Viene infine dal ministro della Difesa Ehud Barak, la proposta di creare una corte navale speciale che potrebbe confiscare le navi che cercheranno di rompere l’assedio navale della Striscia.


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