Iva verso il rincaro, addio graduale per l’Irap

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ROMA – Ultime ore ad alta tensione per la manovra da oltre 43 miliardi che dovrebbe portare al pareggio di bilancio nel 2014: aumenta l’Iva di un punto e arrivano tre aliquote 20-30 e 40%. Mentre la maggioranza è dilaniata e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti è sotto tiro, il differenziale dei nostri Btp con i tassi d’interesse tedeschi sale a livelli record. Tutto ciò a due giorni dal varo del decreto pluriennale, previsto per il consiglio dei ministri di giovedì, preceduto oggi da un vertice di maggioranza.
Conferme arrivano sull’intenzione di portare alla riunione del governo anche la discussa riforma fiscale. Si parla di tre aliquote, al posto delle cinque attuali, che collocherebbero la griglia a 20, 30 e 40 per cento: non è noto il livello degli scaglioni di reddito ma i primi calcoli effettuati dalla Cgia di Mestre indicano un risparmio per famiglia fino a 570 euro. Un intervento considerevole che tuttavia deve fare i conti con le risorse: si parla di 11-24 miliardi a seconda delle ipotesi.
Per far fronte alla copertura i tecnici del ministero di Via Venti Settembre nelle ultime riunioni avrebbero rimesso nel menù il fatidico aumento dell’Iva, che potrebbe dare un gettito di circa 9 miliardi oltre al disboscamento di alcune detrazioni fiscali. L’aumento dell’Iva sarebbe di un punto e interverrebbe sull’aliquota intermedia del 10 per cento e su quella massima del 20. Resterebbe al 4 per cento la tassazione sui beni alimentari e di largo consumo. Una manovra che tuttavia comporterebbe una spinta all’inflazione.
In ballo anche l’armonizzazione al 20 per cento della tassazione delle rendite finanziarie: esclusi i Bot si agirebbe sulle obbligazioni e i capital gain mentre potrebbero scendere, dall’attuale 27 per cento, le imposte sui depositi in conto corrente. Il gettito sarebbe valutabile in circa 1 miliardo.
L’altra carta anti-tasse che il governo si accinge a giocare è quella dell’abolizione dell’Irap, la tassa regionale sulle attività  produttive: secondo le indiscrezioni di ieri, che fanno riferimento ad un documento del governo di tre pagine, la cancellazione della tassa scatterebbe gradualmente dal 2014. Anche in questo caso i costi sono salati, oggi l’Irap infatti fornisce alle casse dello Stato circa 38 miliardi.
Se l’attenzione è concentrata sulle tasse, sono i tagli a tenere in tensione la maggioranza. Pesante il contributo delle pensioni: innalzamento dell’età  di anzianità  e vecchiaia legato alle aspettative di vita di 3 mesi ogni tre anni, elevazione dell’età  di riposo per le donne del settore privato e aumento della contribuzione per i parasubordinati. Per la sanità  si conta sulla riduzione delle spese legata all’introduzione dei costi standard federali e della spesa farmaceutica. Previsti inoltre: il blocco degli aumenti del pubblico impiego nel 2013-2014, la riduzione della spesa dei ministeri, la soppressione di enti come l’Ice e l’abolizione di altre strutture pubbliche. Tagli in vista naturalmente per la spesa dei ministeri, dei Comuni e per i costi della politica. Colpito anche il Mezzogiorno con la riduzione ulteriore dei fondi Fas.

 


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