“Anche il nuovo governatore difenda autonomia e dignità ”

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ROMA – «Omne trinum est perfectum».Sceglie questa locuzione latina, Carlo Azeglio Ciampi, per dire che va bene la terna stilata dal premier per il vertice Banca d’Italia, oggi pare già  ristretta ad un nome solo. «Ogni cosa trina è perfetta», traduce questo ex governatore-letterato, colto e austero, che ama Goethe e Flaubert, ma capisce anche le leggi dell’economia. E soprattutto, meglio di chiunque altro conosce i segreti e le difficoltà  della «difficile arte» del banchiere centrale, per aver vissuto tutta la sua carriera in Banca d’Italia prima di diventare ministro, premier, capo dello Stato e oggi presidente emerito. 
Perciò, più che entrare nella merito selezione, preferisce parlare dei requisiti-chiave per diventare un buon governatore, il successore di Mario Draghi, prossimo a guidare la Bce. «Direi che sono tre: non deve guardare in faccia a nessuno. Deve essere onesto. E, non ultimo, deve avere il senso della dignità  della carica e delle persone». E c’è tutto se stesso, in questo sua specialissima triade, lo specchio di quello che ha fatto nella lunga vita professionale, in particolare in Banca d’Italia dove diventa governatore nell’ottobre del 1979, a 59 anni, dopo averne passati 33 in via Nazionale. E’ Paolo Baffi a indicarlo come suo successore, quando tempestosamente matura l’idea di rinunciare al suo incarico. E alla sua prima assemblea deve affrontare nel modo più risoluto proprio le vicende giudiziarie che hanno ingiustamente travolto il suo predecessore: «Esse hanno dato corpo al duplice dubbio che si siano ristretti in Italia gli spazi per persone di alta competenza, integrità  morale, senso delle istituzioni e che la tradizione di efficienza e autonomia della banca centrale possa incrinarsi… ». Ancora oggi, come allora, crede fermamente che «il senso del dovere verso le istituzioni è e deve essere una costante per chiunque esercita responsabilità ». A maggior ragione lo ricorda adesso a colui che diventerà  governatore, pare a breve secondo le intenzioni di palazzo Chigi e del Quirinale, perché «non c’è uno ieri, un adesso, un poi: l’insegnamento è permanente». 
Dal rifugio di montagna, dove si trova per una breve vacanza, Ciampi chiarisce pure quali sono i compiti più delicati per un governatore, a prescindere dal contesto economico-politico del momento: i guai della lira, ai suoi tempi; quelli della Grecia oggi, con tutti i contraccolpi sulla tenuta stessa dell’euro. «Un governatore non deve indulgere e non deve fare compromessi con nessuno». In più, è meglio se si circonda solo di gente «competente e indipendente»: «Le persone intorno ti possono ingannare senza volerlo o volendolo». Serve anche stile: la leggenda della rispettabilità  ciampiana tramanda che raccomandasse ai collaboratori di non farsi vedere in giro con auto scoperte o nei locali notturni in compagnia di signorine vistose perché ne avrebbe risentito il buon nome dell’Istituzione. Occorre infine che mantenga «una separatezza» con la politica. Mai, durante il suo governatorato, Ciampi si è sognato di ricevere a colazione questo o quel politico, semplicemente perché riteneva che i due mondi dovessero restare divisi, a salvaguardia dell’autonomia dell’Istituto. Né ha mai pensato di prendere una decisione in solitudine perché credeva e crede nel dialogo. Ufficialità  e rispetto anche nei confronti dei giornalisti, nell’indispensabile distinzione di ruoli.
Così, guardando all’oggi e alle scelte che i diversi soggetti previsti dalla legge devono compiere per individuare il nuovo governatore, Ciampi ricorda che è un mestiere duro, quello del banchiere centrale. Sono fatiche di Sisifo. «Accetto il compito pesante di guidare la Banca d’Italia con trepidazione e serenità », disse il giorno dell’incoronazione. E per lui, non è stata una passeggiata perché ha dovuto restituire pace e serenità  a via Nazionale martoriata dal caso Baffi-Sarcinelli, gli è toccato di deporre al processo per l’omicidio Ambrosoli, ha dovuto gestire il crac dell’Ambrosiano e gli è pure arrivato addosso il «venerdi nero» della lira… «Non mi sono mai pentito di nulla. Ho scelto persone che avevano la mia stima. Gente onesta che non aveva remore a prendere posizioni, senza compromessi».


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