Contratti, ultimatum di Marchionne

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TORINO – Cara Emma, se non ci saranno ulteriori passi che rendano praticabile l’accordo sui contratti a fine anno, la Fiat uscirà  dalla Confindustria. Caro Sergio, «riteniamo che l’accordo non possa essere rimesso in discussione e auspichiamo che esso venga rapidamente ratificato da tutte le organizzazioni che lo hanno siglato». Botta e risposta nell’arco di qualche ora e l’intesa di martedì scorso, che ha già  creato una spaccatura tra Fiom e Cgil, è tornata ieri in alto mare. Se la Fiat ha scelto di forzare i tempi, la replica della Confindustria rilancia la palla al governo perché renda l’accordo affidabile con una legge, come anticipato ieri dal ministro Sacconi.
In due distinte lettere, una come Fiat Spa e una come Fiat Industrial, scritte prima di partire per l’America, Marchionne e esprime a Emma Marcegaglia apprezzamento per quanto è stato fatto sinora e riconoscendo che «questo primo importante passo potrà  avere un effetto positivo sulle relazioni sindacali nel nostro Paese e, di conseguenza, portare benefici al sistema industriale che ha assoluta necessità  di disporre di regole che garantiscano le certezze indispensabili per operare in un contesto di mercato sempre più globale e competitivo».
Ma alla Fiat non basta. Allarmato anche dalla dichiarazione di Susanna Camusso (Cgil), secondo la quale «l’accordo va nella strada opposta a quella immaginata da Fiat», Marchionne alza il tiro e chiede che si vada oltre. «Mi auguro che nei prossimi mesi il lavoro prosegua con ulteriori passi che ci consentano di acquisire quelle garanzie di esigibilità  per la gestione degli accordi raggiunti per Pomigliano, Mirafiori Grugliasco». Se così non fosse Marchionne non ha dubbi sul da farsi: «Sono fiducioso», scrive, «che le nostre esigenze, le stesse di molti altri imprenditori, saranno tenute in considerazione e che queste condizioni si realizzeranno entro la fine dell’anno». E conclude: «Ho il dovere di informarti che, in caso contrario, Fiat Spa e Fiat Industrial saranno costrette a uscire dal sistema confederale con decorrenza primo gennaio 2012».
«A noi sembra che l’accordo soddisfi anche le vostre istanze in quanto gli accordi di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco possono rientrare nelle nuove norme pattuite», è la replica dal tono risentito del presidente di Confindustria. Che aggiunge: «Se invece non ritieni utile verificare la praticabilità  di questa via, al fine di ottenere garanzie riguardo agli accordi già  raggiunti nel gruppo Fiat a fronte della causa intentata dalla Fiom, non vediamo altra strada di un intervento legislativo con effetto retroattivo che non è nella disponibilità  di Confindustria».
Lo scambio di lettere tra Torino e Roma riacutizza le tensione sul fronte sindacale. Anche perché Marchionne ha fatto pervenire la lettera inviata alla Confindustria anche ai segretari delle Confederazioni firmatarie. Riproponendo una questione che “l’eretico” Maurizio Landini (Fiom) liquida così: la lettera «conferma che l’accordo non è in grado di risolvere neanche il problema della Fiat»


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