Deloitte dà  una mano a Don Verzè patrimonio rivalutato di 20 milioni

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MILANO – Deloitte regala 20 milioni a Don Verzè. La consulenza sui conti dell’ospedale che oggi verrà  illustrata nel consiglio di amministrazione della Fondazione che governa l’ospedale di Don Luigi Verzè, grazie alle rivalutazioni straordinarie aumenta da 10 a 30 milioni il patrimonio della Fondazione. «La situazione patrimoniale straordinaria – si legge nel rapporto – presenta un patrimonio netto di 31,2 milioni, dopo impatti negativi relativi a svalutazioni, minusvalenze e altre rettifiche per 61,2 milioni, e impatti positivi relativi ad assets destinati alla vendita/dismissioni per complessivi 82,1 milioni».
La fotografia è al 31 marzo 2011 (parla anche di un rosso trimestrale di 17 milioni) ed è la base da cui dovrà  partire chi vorrà  rilanciare la struttura ospedaliera. Stando ai dati, di certo c’è un ulteriore buco nel patrimonio da 61,2 milioni di euro, dovuto soprattutto a operazioni compiute nel campo dell’edilizia. Perdite vere che Deloitte controbilancia con alcune rivalutazioni effettuate solo sulla carta. Il patrimonio rimane positivo (31,2 milioni), perché a fare da contrappeso c’è una rivalutazione complessiva degli asset di oltre 80 milioni, attribuibile per lo più agli immobili brasiliani e “certificata” da consulenti pagati dallo stesso San Raffaele. La rivalutazione dovrà  trovare una corrispondenza reale quando questi asset dovranno essere venduti.
La zavorra maggiore è la partecipazione in EdilRaf, il braccio immobiliare del San Raffaele, che tra crediti dubbi e valore di carico è stato svalutata per quasi 28 milioni di euro. «Il management – si legge nel rapporto – li ha ritenuti pressoché integralmente non recuperabili». L’altro pozzo senza fondo è la Finraf, la holding alla quale fanno capo le società  che gestiscono l’aereo e l’elicottero del San Raffaele, con una svalutazione di oltre 9 milioni di euro. Le note positive dovrebbero arrivare dall’ospedale di Bahia (una rivalutazione di 57 milioni di euro) e dalla cessione della Blu Energy, la joint venture nell’energia con il re delle bonifiche Giuseppe Grossi (22,7 milioni).
Come si sia potuto arrivare a un tale dissesto lo accennano con toni alquanto edulcorati i revisori della Deloitte: «Il sistema di controllo interno il cui impianto risale alla fine del 2008, appare ancora in fase di impostazione. Risulta necessario rafforzare la cultura del controllo e il numero di risorse dedicate». In realtà  quel controllo non c’è mai stato e Don Verzè è stato il padre padrone di tutto. Ora però a pagarne le conseguenze potrebbe essere il suo ex scudiero, Mario Cal, il consigliere delegato che ieri ha liberato il proprio ufficio e che nei giorni scorsi è già  stato sentito due volte in procura dal pm Luigi Orsi. Oggi in consiglio verrà  vagliata la via del concordato preventivo, una proposta che la prossima settimana arriverà  al Tribunale fallimentare di Milano. L’udienza potrebbe tenersi già  giovedì 21 luglio. La via della rinascita non sarà  facile. Nei primi tre mesi dell’anno, il margine operativo lordo del gruppo era di soli 3 milioni di euro, pari al 2% del valore della produzione contro il 7% dell’anno prima.


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