L’Europa amletica litiga ancora sulla Grecia

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 PARIGI.I paesi dell’Unione europea non riescono neppure a mettersi d’accordo sull’eventualità  di convocare, in emergenza, un vertice straordinario per venerdì dedicato alla crisi. Il Fondo monetario spinge gli europei a muoversi politicamente e a prendere delle decisioni. L’Italia, Mario Draghi in testa, preme per il vertice, con la speranza di «calmare» i mercati. La Francia appoggia questa ipotesi, ma la Germania, con l’Olanda, frena. Per Berlino si può aspettare settembre, quando arriverà  in scadenza la sesta tranche da versare ad Atene del prestito di 110 miliardi deciso nel maggio 2010. «Non c’è nessun piano per un summit straordinario», è arrivato a dire ieri il portavoce del governo tedesco, anche se Angela Merkel ha ammesso che la Grecia ha bisogno di un aiuto a «brevissima scadenza». Tutti si limitano a nominare la Grecia, che conta per il 2% del pil europeo, ma hanno in testa Italia e Spagna, mai nominate finora nei comunicati ufficiali, che rischiano di trascinare l’euro nell’abisso.

La premier irlandese, Enda Kenny, molto nervosa dopo il declassamento dell’Irlanda a «spazzatura» ma sempre convinta che il paese può farcela con lacrime e sangue, ha affermato che «fare una riunione non ha nessun senso se non si traduce in una soluzione globale per risolvere un problema che non sparirà  se non vi facciamo fronte». L’Europa resta divisa tra chi, Germania in testa, vorrebbe una partecipazione consistente dei privati (banche, assicurazioni, fondi) in Grecia e prende ormai in considerazione l’ipotesi di un default parziale e negoziato (già  il debito greco si scambia al 50% del suo valore) e chi, Bce in primis, rifiuta per paura del contagio. La Francia è un po’ ai margini, dopo aver visto respinta dalle agenzie di rating l’ipotesi di un roll over.
Venerdì sono anche attesi i risultati dello stress test delle banche europee. Dalle anticipazioni, si sa già  che alcune banche avranno risultati sfavorevoli, un colpo addizionale dopo il crollo in Borsa di questi giorni dei titoli bancari. Secondo il quotidiano spagnolo Abc, sei banche spagnole avrebbero fallito il test. E questo anche se nello stress test non è stato valutato l’effetto che avrebbe sulle banche un eventuale default della Grecia, punto giudicato lapalissianamente «politicamente sensibile». Secondo i dati della Bri, le banche più esposte in Grecia sono le tedesche (22,7 miliardi di dollari) e le francesi (14,9). Ma le banche francesi tremano anche per l’esposizione in Italia, 392,6 miliardi di dollari (162,3 per le tedesche).
Il problema è che un nuovo vertice a vuoto – dopo il fallimento dell’Ecofin d’inizio settimana – non farebbe che aggravare la situazione, dando ancora ai mercati l’immagine di un gruppo di paesi divisi, che hanno voltato le spalle al principio di solidarietà , solo collante che può far vivere l’euro. Intanto, i mercati continuano a speculare. «C’è da farsi un bel po’ di soldi» dicono pensando alla Grecia (la frase è stata detta da un trader il 22 giugno scorso, a Montecarlo, a una riunione del Gaim International, che riunisce i gestori di Hedge Funds).
La Francia è preoccupata di finire anch’essa nella rete del contagio, dopo Italia e Spagna. Già  lo scarto tra i tassi di interesse a dieci anni tedeschi e francesi ha toccato un record da quando è nato l’euro (69 punti base). A Parigi fanno finta di consolarsi dicendo che sono i tassi dei Bund tedeschi, su cui tutti si buttano, a diminuire. Ma Nicolas Sarkozy ha fatto votare dal parlamento la «regola d’oro» che impone l’equilibrio di bilancio. La legge definisce le entrate e le uscite su tre anni con l’obiettivo dell’equilibrio, che si impone allo stato e agli enti locali. Ma, per entrare in vigore, questa legge deve passare per la riforma della Costituzione, che deve essere votata dai tre quinti del Congresso (Senato e Assemblea riuniti a Versailles). Sarkozy non ha i numeri, ma pensa di mettere in trappola l’opposizione, a pochi mesi dalle presidenziali: il Ps, che ha già  detto che voterà  contro, verrà  fatto passare per il partito degli «spendaccioni» e degli «irresponsabili».


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