«L’illecito del ministro? Ha evaso 500 euro di tasse l’anno»

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 Sono solo 500 euro l’anno, la metà  del 2 per cento della tassa di registro sul canone annuale di affitto. Ma almeno quelle, di tasse, il superministro dell’economia Giulio Tremonti avrebbe dovuto pagarle. Invece le ha evase. Ne è convinto il Sunia, il sindacato confederale degli inquilini, che con il segretario nazionale Daniele Barbieri esamina la lettera aperta spedita dal titolare di via XX Settembre al Corriere della Sera, pubblicata ieri.

Barbieri, è mai possibile che non si possa ospitare in casa propria un amico, anche abbastanza a lungo, come Milanese ha fatto con Tremonti?
Certo che è possibile. Ma gratis. Invece sia Milanese che il ministro Tremonti hanno detto che c’era un passaggio di denaro. Mille euro la settimana, che Tremonti afferma di aver dato ‘a titolo di contributo’. Quindi si tratta di una sublocazione.
Cosa si deve fare in questo caso?
Il rapporto di sublocazione richiede un contratto che deve essere registrato. La registrazione costa il 2 per cento dell’ammontare annuo dell’affitto. In questo caso mille euro la settimana fanno, grosso modo, cinquantamila euro annui: è su queste che si paga il 2 per cento di imposta di registro, quindi mille euro, da dividere a metà  fra il titolare dell’appartamento, che è Marco Milanese, e il sublocatario Giulio Tremonti. Sono solo 500 euro a testa. Ma Tremonti li ha evasi. Ben più consistente l’evasione di Milanese, che non denuncia un euro dei cinquantamila presi dal ministro. Con il reddito che ha, avrebbe dovuto pagare l’aliquota massima, il 40 per cento di quanto incassato.
Nella lettera aperta al Corriere della sera, Tremonti dice che si tratta di un rapporto fra privati cittadini, e che quindi ‘non era dovuta l’emissione di fattura o vietata la forma di pagamento’. Che ne pensa?
Penso che sia una motivazione francamente stupida, perché un contratto di locazione è sempre un rapporto fra privati.
Allora che avrebbe dovuto fare il ministro, visti gli stretti e oggettivamente antichi rapporti fra lui e il suo ex consigliere politico Marco Milanese?
Fra amici si può utilizzare il comodato d’uso, gratuito: io ho un appartamento e lo do a te, che sei un amico, lo cedo per un anno, per due anni, per quanto ritengo necessario. Anche in questo caso c’è una registrazione. Ma si paga solo l’imposta di bollo di 168 euro l’anno. A carico del proprietario.
Tremonti giustifica la mancanza di un contratto con ragioni di privacy, secondo lui necessaria perché aveva la sensazione di essere spiato quando stava in albergo. C’era un modo per assicurargli la privacy, restando nell’ambito della legge?
Anche quando si fa ricorso al comodato d’uso le procedure standard prevedono che nella registrazione sia citato il beneficiario. Ma se ci sono effettivamente motivi di sicurezza – non dimentichiamo che in questo caso si sta parlando di un ministro della Repubblica – è consentito di non nominarlo.
Insomma Tremonti ha cercato di arrampicarsi sugli specchi?
Oggettivamente sì. Ed è paradossale che lo abbia fatto un ministro che ha appena fatto approvare la cedolare secca. Un provvedimento che tra l’altro condivido, visto che va a colpire anche pesantemente l’evasione fiscale nel settore delle locazioni.


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