Malpensa si allarga. Nella brughiera

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 LONATE POZZOLO (VARESE).Lonate Pozzolo, Varese. Via Gaggio è una strada pedonale immersa nel verde di una delle ultime aree rimaste di brughiera lombarda, all’interno del Parco del Ticino. A via Gaggio la gente ci va per correre, per andare in bicicletta o per una passeggiata nel verde. Adiacente a quest’area, a nord, l’aeroporto di Malpensa, con il quale gli abitanti dei comuni limitrofi convivono fin dalla fine degli anni ’90, quando con il progetto Malpensa 2000 si voleva rendere l’aeroporto varesino un grande hub del nord d’Italia. Ed è proprio lì, in via Gaggio, il cuore della protesta contro il progetto che Sea spa, la società  che gestisce gli aeroporti di Milano, vorrebbe realizzare: estendere l’attuale sedime aeroportuale cementificando 330 ettari di brughiera. Via Gaggio compresa. «E pensare che l’area in questione era stata individuata nel Piano del Verde di Malpensa 2000 come mitigazione agli impatti dell’attività  aeroportuale» racconta Walter Girardi del Comitato Viva via Gaggio che spiega come questo punto costituisca una delle osservazioni al progetto depositate presso il ministero dell’Ambiente dove è in corso la procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via) del Master Plan per lo sviluppo dell’aeroporto di Malpensa. «Questa zona rappresenta una rete ecologica nevralgica per la continuità  nord-sud del Parco del Ticino che va dal lago Maggiore fino alla fine della provincia di Varese con quella ricompresa nelle province di Milano e Pavia» riporta un’altra osservazione. Ma non solo i comitati cittadini sono contrari. Anche i sindaci dei comuni limitrofi, gli enti locali, tra cui il Parco del Ticino, classificato dall’Unesco come riserva Mab, e le associazioni ambientaliste hanno promesso battaglia depositando a loro volta una serie di osservazioni. Pure Assaereo (Confindustria) ha espresso i suo dubbi rispetto all’ampliamento dichiarando che «le attuali due piste garantiscono la capacità  necessaria a gestire efficacemente il traffico previsto fino ad oltre il 2020».

Così nel Master Plan in cui si prevede l’ampliamento cittadini e amministratori leggono un ulteriore sacrificio del proprio territorio, già  compromesso dal punto di vista ambientale e della qualità  della vita da anni di attività  di Malpensa. «Disastro ecologico nell’area adiacente Malpensa in pieno Parco del Ticino dovuta al sorvolo degli aeromobili in decollo dalla stessa» riporta l’oggetto di una lettera che il ministero dell’Ambiente inviò il 18 ottobre 2010 a tutti gli enti competenti. «A questo si aggiunge uno studio epidemiologico della Asl di Varese che registra un aumento dei decessi nella zona interessata» commenta Walter Girardi.
Nonostante questo la società  gestrice di Malpensa, il cui maggiore azionista è il Comune di Milano, vorrebbe realizzare nell’area in questione la terza pista, strutture di supporto ai passeggeri, un’area cargo per lo smistamento delle merci, hangar, un polo logistico. «Se così fosse si perderebbe per sempre quella che è stata definita la “Brughiera di Malpensa”: un impatto non mitigabile né compensabile con ripristini ambientali» denuncia Milena Bertani, presidente del Parco del Ticino. La richiesta avanzata da tutti è quella che oltre alla Via venga avviata anche la procedura di Valutazione ambientale strategica che permetterebbe di valutare la compatibilità  dell’ampliamento nel contesto del territorio. «Quello che chiediamo è che le comunità  locali siano ascoltate con pari dignità  rispetto alla società  che ha richiesto l’ampliamento dell’aeroporto per valutare insieme la compatibilità  e la sostenibilità  o meno dello sviluppo» dichiara Piergiulio Gelosa (Pdl) sindaco di Lonate Pozzolo che insieme agli altri comuni limitrofi, in un’alleanza trasversale, ha presentato delle osservazioni.
Quel che è certo è che se la terza pista dovesse essere realizzata, oltre ad aggravare una situazione ambientale già  compromessa, gli abitanti di Tornavento, una frazione di Lonate Pozzolo, dovranno andarsene. Come alla fine degli anni ’90 quando con una delocalizzazione forzata vennero spostate, per il troppo rumore che il passaggio degli aeroplani avrebbe causato a poche centinaia di metri dalle case, 397 famiglie. «Alcune di loro si erano trasferite proprio a Tornavento, un piccolo borgo a due passi da via Gaggio».


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