P4, terza inchiesta su Milanese “Corrotti i vertici della Sogei”

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NAPOLI – Il conto non è ancora chiuso, per Marco Milanese. E forse non sarà  così semplice tirare una linea. La storia dei troppi appalti sospetti e dei lavori “truccati” concessi dalla società  di Stato Sogei ora si addensa, con nuove ipotesi di reato, sul capo dell’ex consigliere del ministro Giulio Tremonti.
Un altro fronte si apre per il deputato Pdl Milanese, proprio mentre pende a suo carico la richiesta di arresto della Procura di Napoli alla Giunta per le autorizzazioni della Camera; e mentre lo stesso Milanese si appresta a depositare, a giorni, la sua articolata memoria. L’ex ufficiale della Guardia di Finanza risulta, da poche ore, coinvolto anche in un nuovo filone d’indagine scaturito dall’istruttoria del pm napoletano Vincenzo Piscitelli: Milanese sarebbe indagato, di nuovo, per corruzione, a Roma. Tutto nasce e riporta, ancora una volta, a quella casa di via Campo Marzio. Ma per andare molto oltre.
L’indagine sul “sistema Sogei” approda per competenza alla Procura capitolina. L’incontro, ieri a Napoli, tra il sostituto Piscitelli e il collega romano Paolo Ielo formalizza il trasferimento di un faldone con oltre mille pagine. Dentro, c’è la storia dei presunti scambi di favori intercorsi tra il plenipotenziario del ministro, Milanese, che curava anche i rapporti di rappresentanza tra Sogei e il ministero del Tesoro, e la società  Edil Ars di Angelo Proietti.
Proprio quest’ultimo sarebbe il beneficiario dei «numerosissimi appalti» concessi dalla Sogei mediante trattativa privata, anche quando «non ricorrevano i presupposti» – è scritto nelle informative di polizia – che si richiedono per agire senza gara. Un groviglio di violazioni di norme e vantaggi privati, e al centro ecco riemergere la vicenda di quei lavori di ristrutturazione eseguiti, per 200mila euro, nella casa presa in fitto da Milanese, la sontuosa residenza di via Campo Marzio in cui abitava (fino a 16 giorni fa) il ministro Tremonti.
Tre gli indagati. Con Milanese, risulterebbero sotto inchiesta sia Proietti, l’imprenditore “prediletto” da Sogei con la lunga sequenza di lavori per decine di milioni di euro; sia Sandro Trevisanato, ex presidente della Sogei, fonte di troppe ombre, non a caso commissariata da una settimana fa. Lo stesso Trevisanato, avvocato veneziano 73enne da sempre vicino a Tremonti, nonché suo ex sottosegretario nel primo governo Berlusconi, è lo stesso presidente della Fondazione Casa delle Libertà  finita al centro dell’altro filone d’inchiesta romano su Milanese: quello in cui si evidenzia che la società  Eurotec, mentre pagava “in natura” Milanese, ripagandolo di alcune nomine con l’acquisto gonfiato di una lussuosa barca, effettuava i bonifici a quella Fondazione.
La società  Sogei era stata, in passato, aspramente censuratadalla Corte dei Conti. Gli investigatori hanno ascoltato, come teste, lo stesso Proietti. Il quale ha sottolineato come la Sogei, fosse soltanto una delle sue committenze. Molto più in alto ha sempre lavorato, Proietti: era un imprenditore di fiducia in Vaticano. «Tra i miei clienti – ha ribadito Proietti – ci sono l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, la Curia Generalizia della Congregazione Benedettina e Silvestrina, l’Università  lateranense», e poi l’edilizia del Governatorato del Vaticano, “Lumsa”, l’ospedale “Bambin Gesù”. Ma un altro importante tassello dell’indagine sono le dichiarazioni di Fabrizia Lapecorella, direttore generale del Dipartimento della Finanze. «Già  all’indomani dei rilievi della Corte dei Conti – ha ricordato Lapecorella al pm – disponemmo un’ispezione per verificare le procedure di Sogei». L’audit produce un’articolata relazione, ora agli atti. E conferma che in quella società  controllata dal Tesoro non c’erano troppe regole, ma amici. Era il sistema Sogei.


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