“Debito Usa, 10 giorni per evitare il crac” Obama annuncia tagli a difesa e sanità 

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NEW YORK – Il presidente ha una «buona notizia» per l’America: democratici e repubblicani, dice Barack Obama, sono d’accordo sul fatto che il tetto del debito vada alzato. E quando gli chiedono se crede di farcela nei 10 giorni che restano, dice secco: «Dobbiamo». Anche il capo dell’opposizione ha una buona notizia: confermo, dice John Boehner, il tetto va rialzato. Ma due buone notizie non costituiscono l’annuncio che tutto il mondo aspetta: da Wall Street che non reagisce, e anzi va giù per la paura della crisi in Europa, all’Fmi che parla di «rischio shock». No, il compromesso ancora non c’è. E anzi sembra lontano.
«Se non ora quando?» si chiede Obama lanciando l’allarme dopo che le trattative per il «grande accordo» sono saltate tra sabato e domenica. Se non si agisce presto, se non si tocca il tetto e soprattutto non si mette mano a quell’ampio programma bipartisan per tagliare di almeno 4mila miliardi il debito da 14mila miliardi e passa, «si rischia di innescare una nuova recessione». Ma ci sono delle resistenze, ammette con un eufemismo: anche dalla mia parte, dice, rivelando che i democratici non vogliono mettere mano al welfare, ai tagli che dovranno essere fatti alla sanità , alla difesa. E ci sono soprattutto «forti resistenze» dei repubblicani, che non vogliono sentire parlare di tasse (in quel pacchetto da 4 miliardi, dicono, 1.000 sarebbero di tasse in più).
Eppure, continua il presidente, per arrivare a un compromesso dobbiamo rinunciare alle reciproche «vacche sacre». Per questo, dice, continueremo a incontrarci ogni giorno, anche la prossima settimana, a oltranza. Di più. Portatemi le vostre idee, dice, portatemi qualcosa di concreto. Parla ancora ai repubblicani: avevate detto che volevate i tagli, eccoli, ci sono, lavoriamoci. Di sicuro, continua, non accetterò rinvii: non metterò la firma ad accordi che possano innalzare il tetto del debito «per 30, 60, 90 giorni». Quell’accordino insomma che riporterebbe tutto il dibattito all’anno prossimo: sotto elezioni.
Riuscirà  la trattativa a partorire quelle “grandi cose” che Barack aveva chiesto al Congresso e anche Boehner sembrava aver promesso? Il presidente ringrazia lo Speaker ma sa, e lo dice, che i repubblicani sono divisi. E questo, riconosce, «è un altro problema». Boehner pensava di ritagliarsi accanto al presidente il ruolo di salvatore della patria, si vedeva già  incoronato come l’uomo della responsabilità , quello che aveva portato Obama a spingere i democratici a tagliare il welfare e sistemare il deficit. Ma dove vai, gli hanno detto i capoccia di partito, primo tra tutti quel numero due alla Camera, Eric Cantor, che spinto dai Tea Party ora sembra tentato al sorpasso.
Così Boehner frena: «Il popolo americano non accetterà , e la Camera non voterà , un accordo che alzi le tasse su chi crea lavoro». Le tasse? Per chi crea lavoro? Gli aumenti di cui parlano sarebbero in realtà  la fine di quei tagli fiscali regalati da George W. Bush. Con i quali i ricchi sono diventati sempre più ricchi: «Gli stipendi dei manager sono aumentali del 23 per cento» dice Obama «quelli medi dallo 0 all’1 per cento». E senza certo creare lavoro: visto che la disoccupazione è anzi salita al 9,2 per cento. E poi, svela, su quegli sgravi cominceremmo a ragionare nel 2013, non prima. Niente. Il 2 agosto, il «giorno X» in cui la più grande potenza del mondo rischia di entrare in default, si avvicina. E la vera «buona notizia», finora, è il cambio di tono. Quel presidente che appena due settimane fa aveva pesantemente accusato i repubblicani con cui voleva l’accordo, apparendo così spavaldo da essere accusato di essersi «comportato da str…» dal caporedattore di Time – per questo sospeso dopo il commento tv – adesso apre al dialogo, fa i complimenti a Boehner, dice che lui stesso sta litigando con Nancy Pelosi e i democratici che gli hanno già  detto che non si tocca la sanità . Dice: «Io sono pronto a prendermi le critiche dei miei». Oltre a quelle dei repubblicani. Che col coltello dalla parte del manico staranno pensando anche loro: se non ora, quando lo colpiamo più?


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