Soldati e contractor sulle navi contro gli attacchi dei pirati

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ROMA – Le navi italiane ingaggiano la “scorta”. Soldati e contractor armati potranno salire a bordo per respingere gli attacchi dei pirati sulle rotte più a rischio. Saranno pagati direttamente dall’armatore e useranno le armi solo in caso di pericolo di vita dell’equipaggio. La novità  – tanto auspicata dalle compagnie di navigazione – è inserita nel decreto legge sul rifinanziamento delle missioni militari all’estero. «Il ministero della Difesa – si legge all’articolo 5 – può stipulare convenzioni per la protezione delle navi battenti bandiera italiana, in transito negli spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria, mediante l’imbarco di nuclei militari di protezione della Marina. Può avvalersi anche di altre Forze Armate e del relativo armamento». In alternativa, ci sono i «servizi di vigilanza privata, a protezione delle merci sui mercantili e pescherecci». Ma qualcuno è scettico: «Proporrò un emendamento – annuncia Gianfranco Paglia, deputato Fli – per permettere a chi abita in posti isolati di “prendere in fitto” una volante dei Carabinieri o un carro armato per contrastare la delinquenza». Entro sessanta giorni un nuovo decreto stabilirà  le condizioni per l’utilizzo e il trasporto di armi e munizioni da parte delle guardie giurate.
Nel 2010 gli attacchi dei pirati contro petroliere e mercantili nel mondo sono stati 445 con 53 navi sequestrate e 1181 uomini catturati. Attualmente ci sono ancora 26 navi in ostaggio, tra le quali due italiane: la petroliera Savina Caylyn e la motonave Rosalia D’Amato, entrambe sequestrate dai pirati somali. Le aree più critiche sono il corno d’Africa, il golfo di Guinea e lo stretto di Malacca, nell’oceano Indiano.


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