Streghe, eretici e terroristi L’ «indomabile» valle ribelle

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Un luogo inquieto, misterioso, singolare. In Val di Susa fu uccisa sessant’anni fa l’ultima strega italiana, Teresa M., come sostiene in un libro Roberto Gremmo, altro tipo bizzarro, studioso dell’anarchia e protoleghista, biellese eletto al consiglio comunale di Bussoleno. In Val di Susa i valdesi si insediarono sette secoli fa, furono cacciati come animali, torturati, bruciati, per poi tornare come operai del traforo del Frejus, ricordato a Torino in piazza Statuto dal monumento con l’angelo del progresso che caccia i demoni della montagna (e ancora oggi Susa ospita un tempio valdese). Per tutto il ‘ 900 avanguardie politiche nacquero o trovarono rifugio nella valle, enclave in rivolta, come la Romagna prima del turismo o le Apuane, isola nel mare tranquillo della provincia piemontese contadina, devota, sabauda, democristiana. Un luogo fatale: qui i franchi sconfissero i longobardi e Manzoni di conseguenza ambientò l’Adelchi — «godi che re non sei, che chiusa all’oprar ti è ogni via…» —; di qui scesero in Italia eserciti e popoli (forse anche Annibale, pur se non è affatto certo che sia davvero passato dal Moncenisio). La porta della Penisola.
La guerra partigiana fu qui particolarmente accanita, e vide la partecipazione del popolo. A Bussoleno le due vie principali non si chiamano Roma e Milano ma Walter Fontan, «caduto partigiano» , e Carlo Trattenero, «caduto partigiano» . I nazisti salivano dalla Val di Susa e dalla Val Chisone ma Maggiorino Marcellin, istruttore di sci e sergente degli alpini, li inchiodò con l’artiglieria. Lo chiamavano Bluter, «ferito» , dal grido del suo primo tedesco. Al nemico che gli chiedeva la resa rispose in francese, «Nos montagnes sont a nous» , questa è casa nostra. All’inizio restituiva i corpi agli Alpenjaeger con biglietti cavallereschi, «agli alpini tedeschi da un alpino italiano» . Poi quando vide i suoi ragazzi impiccati a Cesana e a Bousson diede disposizione di adeguarsi. Dopo la guerra non scese a Roma a far politica, non rivendicò onori, aprì un negozio di ferramenta. A Susa i capi giellisti, braccati dai tedeschi, si nascondevano in convento; e il comandante ebreo Giulio Bolaffi girava in saio tra i frati che facevano da staffetta con gli alleati, come ricorda la lapide nel chiostro, tra quattro palme miracolosamente cresciute sulla neve e gli affreschi medievali: «In tempi oscuri animati dalla fede e dalla speranza di un giusto avvenire i frati minori conventuali formando un unico blocco con la popolazione tutta di Susa ospitarono il comando della lotta per la liberazione della patria.
Con immutata riconoscenza, i partigiani della IV divisione alpina Gl Stellina» . A restaurare l’iscrizione è stato lo storico priore, padre Beppe Giunti, che ha ospitato rosari e fiaccolate contro l’Alta Velocità , sostenendo la rivolta ma anche tentando di disinnescarne le degenerazioni. Contro l’Alta Velocità  nel ’ 98 furono messe bombe, firmate «Lupi grigi» . Le indagini puntarono sui centri sociali, a Torino particolarmente duri e refrattari a dialogo e mediazioni. Un ragazzo, Edoardo Massari detto Baleno, si impiccò in carcere.
Vent’anni prima, in Val di Susa agiva Prima linea. «Propaganda armata» : salivano sui treni con i volantini nella sinistra e la pistola nella destra. Altri entravano nelle «boite» , le officine aperte da ex operai, mettevano tutti al muro, si facevano indicare il padrone e gli sparavano alle gambe. Uno tentò di fermarli offrendo un orologio; gli spararono pure nelle mani. La valle comincia a Rivoli, il paese di Mario Borghezio e del castello dove Vittorio Amedeo II impazzito d’amore fu rinchiuso dal figlio, oggi diventato il più importante polo italiano d’arte contemporanea e il luogo delle sperimentazioni di Davide Scabin, il nostro Ferran Adrià . Sulla rocca che sovrasta Avigliana, il paese di Piero Fassino, incombe un mistero: la Sacra di San Michele, l’abbazia romanica sospesa sul vuoto, con i mostri della porta dello Zodiaco, draghi sirene chimere, e lo scalone dei Morti. Anche le montagne sembrano partecipare del genio del luogo. Di fronte alla Sacra, il Musiné, che una letteratura fantasiosa ma tenace vuole terra di avvistamento e improbabili sbarchi extraterrestri.
Più su, il Rocciamelone s’alza così improvviso che nel Medioevo era considerato il punto più alto del mondo, l’Everest dell’antichità ; per adempiere a un voto fatto durante la prigionia in Oriente — costruire una cappella sulla vetta delle Alpi —, Bonifacio Rotario d’Asti vi salì il 1 ° settembre 1358, prima ascensione attestata nella storia. Alle pendici del Rocciamelone, i benedettini sono tornati nell’abbazia di Novalesa, uno dei luoghi che ispirò Umberto Eco: il fondatore si chiamava Abbone, come l’abate del Nome della Rosa. Era l’anno 726. Poi arrivarono i saraceni. Nel Mille l’abbazia fu ricostruita e affrescata, il freddo secco ha preservato le scene della vita di sant’Eldrado.
Verso Chiusa di San Michele, il campo di battaglia che vide la fine di re Desiderio, c’è una località  che si chiama Arco delle streghe. Si scrivono libri su Giovanni Sensi, venuto dalla Sardegna a predicare il verbo eretico a Susa e condannato a morte il 30 marzo 1403 per aver «stretto un patto con l’inferno e la morte letale per la sua anima» e «adorato i demoni Angariel e Temon in forma di gatto e di capra» . I cartelli di questi giorni — «Achtung Banditen» — giocano impropriamente sull’evocazione della guerra partigiana; una rivista che si chiama «Asterix» rimanda ad altre resistenze più remote. Storie che con la Tav non c’entrano nulla. Ma indicano che non sarà  facile domare la valle ribelle.


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