E Italia Futura è già  un pre-partito 30 mila adesioni e sedi in tutta Italia

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ROMA – Un pre-partito. “Italia Futura” di Luca Cordero di Montezemolo non è più solo un pensatoio. Ha oltrepassato i confini del think tank e fa già  politica. La Fondazione è passata dai temi sociali (la mobilità  e la scuola, per esempio) alla politica in senso stretto. Italia Futura (If) ha presentato la sua proposta alternativa per la manovra economica; Italia Futura si sta preparando a schierarsi in autunno a sostegno del referendum elettorale che punta al ritorno del Mattarellum.
L’accelerazione sui temi politici è stata impressa negli ultimi mesi con l’aggravarsi della crisi economica e soprattutto con la decomposizione della maggioranza di governo e la progressiva perdita di credibilità  di quest’ultimo. In questa accelerazione “If” non è più alla ricerca di un posto al tavolo del Terzo Polo di Casini, Fini e Rutelli. Andrà  da solo Montezemolo, scommettendo su un’altra legge elettorale, appunto, imposta per via referendaria e non certo per convincimento parlamentare. Pensa al post-berlusconismo, a uno scenario politico diverso da quello attuale dove i poli non siano più Pdl e Pd. Che, infatti, entrambi, l’hanno attaccato. Ha preannunciato Montezemolo stesso: «Tra un anno e mezzo potrebbe esserci un’offerta politica nuova». E ieri è arrivato l’endorsement preventivo – e a sorpresa – di Sergio Marchionne, numero uno della Fiat, il gruppo proprietario della Ferrari di cui Montezemolo è presidente. Marchionne non è più il “socialdemocratico” che sembrò alla sinistra qualche anno fa. Ora è l’uomo della rupture sindacale. Poi è stato sedotto dall’impasto ciellino tra partecipazione e sussidiarietà . Infine potrebbe ritrovarsi liberal quando Montezemolo presenterà  la sua offerta politica.
La “fase due” della Fondazione, movimento civico ancora “leggero”, borghese, laico e liberale, con 30 mila adesioni e sedi in diverse regioni, è cominciata di fatto proprio con la presentazione della contro-manovra. Ed è proprio lì, nelle schede della manovra targata If – ma soprattutto scritte e pensate dall’economista liberal Nicola Rossi, già  consigliere di Massimo D’Alema, ora senatore fuoriuscito dal Pd di Bersani e approdato al gruppo misto – che si intravede il profilo, se non ideologico, culturale, del movimento: poco Stato ma forte nelle sue funzioni essenziali (sicurezza, sanità , scuola, giustizia) e un ambizioso ruolo della società  civile. Una “Big society”, secondo lo slogan del premier e leader conservatore britannico David Cameron. E che piace agli uomini di Italia Futura. Come Andrea Romano, direttore della Fondazione, storico, e già  – anch’egli – collaboratore di D’Alema a Italianieuropei. Ha scritto Romano a proposito del progetto dei tories: «Non è tanto una traduzione inglese della sussidiarietà  di matrice cattolica, secondo la frettolosa interpretazione di alcuni politici di casa nostra (come il ministro Sacconi), ma piuttosto l’indicazione di un percorso pienamente liberale di rinascita economica che possa scommettere sulla capacità  della società  di tornare a produrre crescita e valore». Insomma If declina la società  civile e l’attività  imprenditoriale in maniera culturalmente distinta da quella di Cl e del suo braccio finanziario, la Compagnia delle opere (insieme la “Lobby di Dio”, secondo la felice sintesi di un libro-inchiesta di Ferruccio Pinotti). Che poi Marchionne abbia scelto il Meeting di Rimini per “dichiararsi” potrebbe essere solo una coincidenza.
Certo è sulla società  civile che punta Montezemolo. Su un rinnovato impegno della borghesia. Come quello di Diego Della Valle – patron di Tod’s, uomo della rupture finanziaria che ha portato alla defenestrazione di Cesare Geronzi dalle Generali, e amico personale di Montezemolo – che dietro le quinte partecipa, e finanzia (pare), il progetto. Oppure quello di Carlo Calenda, manager under 40, con Montezemolo prima alla Ferrari e poi in Confindustria, o di Irene Tinagli, economista delusa dal Pd.
Italia Futura si sta radicando nel territorio. Ha aperto le sue sedi nelle Marche, in Liguria, in Toscana, nel Lazio. A settembre lo farà  in Campania, Puglia e Veneto. Ciascuna ha una sorta di portavoce. Ci sono Maria Paola Merloni (figlia dell’imprenditore e parlamentare pd), Federico Vecchioni (già  presidente della Confagricoltura), Maurizio Rossi (proprietario della tv ligure Primocanale), Salvatore Matarrese, (presidente dei costruttori pugliesi). Infine If ha stretto un patto con “Verso Nord”, associazione trasversale convinta che «non tutte le strade del nord portino alla Lega». Ecco, così nasce «una nuova offerta politica».


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