«La via è rinunciare alla prescrizione»

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ROMA — «C’è un’inchiesta, ci sono delle accuse… Non possiamo chiedere a membri di partiti avversari di dimettersi o di rinunciare alla prescrizione, e poi non fare altrettanto con i nostri. A Berlusconi e altri lo abbiamo chiesto, ma si sono ben guardati dal farlo». Luciano Violante, ex magistrato, giurista e una carriera politica trascorsa sotto le bandiere del Pci e di ciò che ne è disceso fino al Pd, non vede altra possibilità  di scelta per Filippo Penati.
L’uomo che è stato per voi presidente della Provincia di Milano e braccio destro di Bersani ha lasciato il partito: avete ancora titolo per indicargli la strada?
«Si è autosospeso, ma è comunque stato eletto da una parte degli elettori di centrosinistra. Quindi per lui la strada più lineare, e la più apprezzabile, sarebbe quella di rinunciare alla prescrizione e lasciare che sia fatta completa chiarezza sulle vicende che lo vedono coinvolto. In alternativa, dovrebbe dimettersi anche dal Consiglio regionale, perché così dimostrerebbe di non voler più utilizzare la fiducia ricevuta dai cittadini che lo avevano scelto».
Conosce bene Penati? Siete amici?
«Lo conosco in quanto siamo entrambi militanti dello stesso partito e lo apprezzo, prescindendo dalle accuse. Non parlerei di amicizia».
L’inchiesta su Penati viaggia su due filoni: l’arricchimento personale e il finanziamento illecito del vostro partito.
«Leggo che il gip ha ritenuto inconsistenti le accuse di finanziamento illecito. Certo, ora c’è un ricorso contro questa decisione: vedremo che cosa stabilirà  il giudice d’appello».
Secondo lei esiste comunque un problema rispetto alla legge che regola l’afflusso di denaro pubblico ai partiti?
«Sì, va rivista. Il cosiddetto rimborso elettorale è una finzione. Bisognerebbe regolamentare davvero il finanziamento pubblico della politica. In Germania lo Stato versa cifre proporzionali a quanto i cittadini donano ai partiti. Questo è un modo per incentivare la trasparenza: ho interesse a dichiarare tutto quanto ricevo dai privati per aumentare la cifra che avrò dallo Stato».
Viene riconosciuto trasversalmente che esiste una decadenza della classe politica. Come si può invertire la tendenza di un sistema che può apparire generale?
«Ci sono i politici onesti e quelli disonesti. Dire che è tutto uguale equivale a condannare i primi e assolvere i secondi. Però, indubbiamente, ci sono troppi casi di comportamenti gravemente censurabili. Il problema della “casta” infatti è di carattere morale, non finanziario. In passato, e in proporzione, i cosiddetti privilegi erano ben superiori a quelli attuali. Il punto è che allora esisteva un rapporto di fiducia tra politici e cittadini, mentre oggi è seriamente incrinata. La politica non dà  i servizi richiesti e troppi rappresentanti tengono comportamenti inaccettabili».
Il rimedio?
«Organismi di etica dei parlamentari e dei consiglieri regionali sul modello del Parlamento Usa: nella massima trasparenza – è tutto in internet – vengono disciplinati i principali problemi, offerte di viaggi, di doni, pressioni per ottenere posti di lavoro, favori impropri. E i membri del Congresso possono chiedere all’authority un parere in casi dubbi».
E i criteri di selezione del personale politico? Non serve un filtro?
«Per entrare nel Pci bisognava essere presentati da due iscritti, poi si aveva un colloquio con il responsabile locale o federale, poi bisognava presentare una nota biografica scritta; a quel punto i vertici valutavano e decidevano. Era così fino ai primi anni 80, ma oggi questi criteri non sono più possibili. Servono invece organismi etici anche per i comportamenti degli iscritti. Inoltre, va cambiata la legge elettorale: non è possibile che ai cittadini siano presentati solo candidati che piacciono al capo».
Una legge sul conflitto di interessi potrebbe aiutare la questione morale: quando eravate al governo non l’avete varata.
«Approvammo un testo alla Camera. Il Senato l’ha restituita più di un anno dopo. E poi si sono sciolte le Camere. Il tema va ripreso. Come abbiamo fatto per il falso in bilancio».


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