Tasse locali, su del 138% in 15 anni

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MILANO — È bastato un confronto tra il 1995 e il 2010, al netto dell’inflazione. Il risultato è questo: le tasse locali negli ultimi quindici anni sono cresciute del 138%. Un incremento a tre cifre documentato dalla Cgia di Mestre, che ieri ha diffuso i dati. «Le entrate fiscali dei Comuni, Province e Regioni — spiegano gli artigiani di Mestre — sono passate da 40,58 miliardi a 96,55 miliardi di euro». Con un aumento (per la precisione) del 137,9%.
«Questo è il risultato del forte decentramento fiscale iniziato negli anni Novanta — spiega Giuseppe Bortolussi, che guida l’associazione di artigiani e piccole imprese di Mestre —. L’introduzione dell’Ici, dell’Irap e delle addizionali comunali e regionali Irpef hanno fatto impennare il gettito della tassazione locale che è servito a coprire le nuove funzioni e le nuove competenze che sono state trasferite dallo Stato alle autonomie locali». Si tratta quindi, secondo l’associazione, dei primi effetti del federalismo con l’applicazione di quella teoria («dal centro alla periferia») cara alla Lega Nord.
Il punto però è che anche dall’amministrazione centrale le entrate sono cresciute: +6,8% dice la Cgia, con un gettito passato da 326,69 miliardi del 1995 a 348,92 miliardi di euro del 2010. Senza considerare che già  quest’anno, secondo uno studio pubblicato questa volta dalla Uil, tra introduzione dei ticket sanitari e attuazione dei decreti del federalismo, per il 32,5% degli italiani le tasse sono già  aumentate. «L’Italia in questo processo di decentramento — precisa Bortolussi — è un Paese a metà  del guado. E affronta non pochi rischi perché oltre ai provvedimenti federali secondo cui dovrebbe esserci invarianza di gettito, può trovarsi di fronte a interventi eccezionali». Come la recente manovra correttiva che, sempre secondo l’associazione, porterà  a far volare la pressione fiscale in Italia al 44,3%.
«Il livello più alto in Europa dopo Svezia e Danimarca. I recenti fortissimi tagli rischiano di peggiorare la situazione — sintetizza Bortolussi — e di demolire lo strumento, ovvero il federalismo fiscale, che in qualche modo poteva invertire la tendenza. Nei prossimi anni alle autonomie locali non resteranno che due strade da percorrere: o tagliare i servizi erogati o aumentare le entrate locali. In entrambi i casi a rimetterci saranno comunque i cittadini e le imprese».


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