Caracas denuncia la Nato

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Il Venezuela ha espresso anche la propria contrarietà  all’attribuzione del seggio della Libia al Consiglio nazionale di transizione (Cnt), organo politico dei ribelli. Una decisione approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni unite con 114 voti a favore, 17 contro e 15 astensioni. Martedì scorso, il colonnello Muammar Gheddafi aveva ritirato il mandato all’ambasciatore Abdulrahman Shalgham, passato con gli insorti, e la Libia era rimasta senza rappresentanti ufficiali all’Onu. L’ingresso di Mustafa Abdeljalil, del Cnt, ha incontrato la ferma opposizione di tutti i paesi dell’Alba – l’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America, fondata nel 2004, che raggruppa alcuni governi di sinistra del Latinoamerica: Cuba, Venezuela, Bolivia, Nicaragua, Ecuador e le isole caraibiche di Antigua e Barbuda, Dominica, St Vincente e le Grenadine. L’Unione africana, appoggiata dall’Alba, aveva chiesto un supplemento di indagine sul conflitto libico e un rinvio della decisione a lunedì, ma la proposta – appoggiata da 22 paesi – ha registrato 107 voti contrari. L’ambasciatore del Venezuela all’Onu, Jorge Valero, ha definito l’organo politico dei ribelli «un gruppo pilotato da Usa e Nato, senza autorità  legale né morale», e ha ribadito le posizioni comuni al blocco dei governi progressisti latinoamericani, contrari fin dal principio a una soluzione militare.
Le vie della pace
Alla prossima assemblea generale dell’Onu (la 66ma) , che inizierà  il 20 a New York, i governi dell’Alba presenteranno una serie di proposte, frutto di un documento approvato a Caracas il 9 settembre nel VI Consiglio politico del blocco: una riforma «integrale» del funzionamento dell’Onu. La richiesta di totale trasparenza nelle decisioni da prendere in altri conflitti in corso, come in Siria. L’invio a Damasco di una commissione di alti rappresentanti dell’Alba e l’appoggio al documento di mediazione proposto da Russia e Cina. La costituzione di un gruppo di lavoro per controllare l’utilizzo dei fondi libici congelati. Una commissione d’inchiesta «sui crimini della Nato sul popolo libico». Negli ultimi 17 giorni, a Sirte, ci sarebbero stati circa 2.000 morti a causa dei bombardamenti Nato. Lo ha affermato ieri il portavoce di Muammar Gheddafi, Moussa Ibrahim, secondo il quale la resistenza dei lealisti, alla cui testa ci sarebbe sempre il Colonnello, potrebbe durare a lungo. I ribelli, che affermano di controllare il 70% di Sirte, ieri hanno incassato dall’Onu un altro importante risultato: una risoluzione, votata all’unanimità , che prevede la revoca di una parte delle sanzioni economiche imposte alla Libia e l’invio della missione Unsmil (United Nations Support Mission in Libya), per aiutare il nuovo governo a organizzare le elezioni e redigere una nuova costituzione.


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