DOPO LA GRANDE PARTECIPAZIONE, ORA GLI OBIETTIVI

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E così, se il pacifismo “contro” (con le manifestazioni di protesta contro le guerre) ottiene sempre un certo ascolto nei media, il pacifismo “per” (a favore della costruzione positiva della pace: diritti umani, economia di giustizia, ecc.) si conquista al massimo pochi trafiletti o qualche secondo nei Tg nazionali. Polemicamente se ne è occupato invece anche il Giornale per irridere la manifestazione e criticare i politici di sinistra che avrebbero fatto “passerella” alla marcia. Magari sarà  anche una brutta abitudine il presenzialismo superficiale ed estemporaneo alle manifestazioni, ma sicuramente il Giornale ha perso un’altra occasione per non accorgersi di quello che sta avvenendo negli ultimi tempi nella società  italiana: la ripresa di una partecipazione democratica e civile fuori dai talk show e dal sistema politico tradizionale.
Le decine di migliaia di persone della Perugia Assisi – una folla positiva, serena e festosa al contrario del rancore incattivito dei giornali berlusconiani – sono il segnale inequivocabile di una richiesta di cambiamento della politica italiana e soprattutto di una politica estera e della difesa che in questi anni si sono rese complici di guerre, interventismo militare, aumento delle spese militari. E sono la richiesta di mettere al bando quella ipocrita realpolitik in cui si è contraddistinto il governo Berlusconi, capace di baciare la mano ad un dittatore salvo poi sganciare le bombe sui suoi palazzi e – cosa ben più grave – sulla popolazione civile da quel dittatore oppressa. Una realpolitik che taglia la spesa pubblica quando si tratta di asili nido, scuole e assistenza ai disabili, ma la lascia intatta quando si tratta delle pensioni dei generali, e di far fare affari alla Finmeccanica e ai faccendieri che le girano intorno.
Pur in un eccesso di ecumenismo e di vaghezza delle proposte, la marcia per la pace Perugia-Assisi continua ad essere – come ha dimostrato l’edizione di domenica – scorsa- un appuntamento importante del pacifismo italiano: soprattutto la testimonianza di quanto sia vivo il tessuto di gruppi, scuole ed enti locali impegnati in Italia per la pace. Si tratta di un patrimonio importante, base fondamentale per iniziative e campagne più mirate e concrete come quelle per la riduzione delle spese militari, per la messa al bando dei programmi di costruzione dei cacciabombardieri F35, per il ritiro dei militari italiani dall’Afghanistan, contro la guerra in Libia.
Nel secondo dopoguerra il pacifismo in Italia ha preso forma in tante culture politiche e tra queste sicuramente vanno ricordate le pratiche della disobbedienza civile e della nonviolenza attiva che si ispirano proprio al principio della non collaborazione di Aldo Capitini, che organizzò la prima marcia Perugia Assisi nel 1961.
E proprio poco prima di morire, nel 1968, Capitini richiamò il significato dei nuovi movimenti sociali e studenteschi antiautoritari e l’importanza di tenere legata la nonviolenza attiva alla radicalità  delle proposte e delle pratiche sociali dal basso. Forse, di fronte a questa grave crisi economica e alla mobilitazione dei giovani indignados potrebbe essere seguito lo stesso invito. È un messaggio per la mobilitazione mondiale del prossimo 15 ottobre, ma anche per le future edizioni della marcia Perugia-Assisi.


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