E le tute blu della Fincantieri occupano il consiglio regionale

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Ad Ancona sono tornati i «martedì della collera». Dopo una sospensione durante il mese di agosto, ieri 300 lavoratori del cantiere navale si sono trovati davanti alla fabbrica che da mesi ha interrotto completamente la produzione. Una decisione molto grave è stata presa dalla direzione, che per la prima volta ha chiuso i cancelli. «Una provocazione inaudita – denuncia Giuseppe Ciarrocchi, segretario regionale della Fiom – visto che nelle occasioni precedenti ci siamo sempre trovati qui nel piazzale senza problemi». Per questo primo martedì della nuova fase di mobilitazione si è deciso di invadere il Consiglio regionale che ha dovuto interrompere i lavori.
«Noi eccedenti, voi indecenti», questo uno dei significativi striscioni che sono stati affissi nella sala consiliare. Il presidente della giunta Gianmario Spacca ha cercato di calmare gli animi, ma ha dovuto subire la dura contestazione degli operai. Alla fine i lavori sono stati interrotti e rinviati a nuova data.
Quella di ieri è stata una giornata che rilancia l’iniziativa: venerdì 30 è prevista un’altra tappa significativa con la seconda «notte rossa» dopo quella di primavera, con la partecipazione, questa volta, anche del segretario nazionale Fiom Maurizio Landini. L’appuntamento è per le 19, sempre davanti ai cantieri.
Dunque riparte la mobilitazione, dopo che la settimana scorsa si era tenuto l’atteso incontro con l’amministratore della Fincantieri Giuseppe Bono. Nella crisi sono coinvolti 580 lavoratori interni più 1500 delle ditte appaltatrici. È una vicenda simbolo della crisi, che anche in questa regione sta provocando una «strage» occupazionale. Il confronto, svoltosi in Regione, con la partecipazione dei vertici istituzionali marchigiani, provinciali e comunali, ha visto Bono presentare una proposta che prevede l’arrivo di due commesse per altrettanti navi. Dunque apparentemente una buona notizia, se non per un piccolo particolare: degli attuali 580 cassaintegrati, ne verrebbero reintegrati 400, insieme ai 1500 delle ditte esterne, ma ben 180 rimarrebbero fuori.
Una proposta «indecente», respinta al mittente dai sindacati, per una volta uniti senza defezioni: «Non si capisce – sottolinea Giuseppe Ciarrocchi – perché se il lavoro c’è per 1900 lavoratori, ne debbano rimanere fuori 180. Ci sembra un film già  visto. Si vogliono redigere liste “nere” in base all’assenteismo e magari alla sindacalizzazione. Siamo naturalmente disponibili alla trattativa, ma senza discriminazioni». Bono si è affrettato a specificare che se gli esclusi, ai quali verrebbe garantita la cassa integrazione, non riuscissero a trovare nel frattempo un’altra sistemazione, avrebbero garantito il reintegro «in uno stabilimento del gruppo».
Ma i lavoratori sentono puzza di fregatura e hanno la netta sensazione di trovarsi di fronte a una riedizione della ormai tristemente nota «linea Marchionne». Quindi siamo alla ripresa delle ostilità  con gli operai decisi a non mollare. E dopo la «notte rossa» di venerdì ci si preparerà  alla grande manifestazione del 15 ottobre a Roma. Anche da queste parti l’autunno si annuncia quanto mai caldo, e indignato.


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