Eni vende i gasdotti europei Transitgas e Temp ai belgi di Fluxys

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MILANO – Una trattativa durata quasi un anno. Con una serie di inconvenienti, da una frana nelle Alpi svizzere all’aumento della tariffe di trasporto in Germania, che ne hanno allungato i tempi. Alla fine, il risultato è stato ottenuto. Eni si porta a casa 860 milioni di euro (anche se il versamento avverrà  in franchi svizzeri per una cifra pari a 974,7 milioni), ottemperando così al diktat della Ue che aveva imposto la vendita dei suoi gasdotti in Europa. Ad acquistare è il gruppo Fluxys, operatore che assicura la distribuzione di metano in Belgio.
A distanza di pochi mesi della cessione del Tag (il gasdotto austriaco che porta in Italia il gas russo finita alla Cassa Depositi Prestiti per un incasso di 490 milioni), Eni cede le quote che ancora deteneva in altre due infrastrutture. Si tratta del Transitgas e del Temp. In sostanza, stiamo parlando dello stesso tubo, ma diviso in due tratti distinti.
Il Temp – di cui Eni controlla il 49% mentre il 51% è della tedesca E. On – è il gasdotto che passa per l’Olanda e la Germania e porta il gas dal Mare del Nord e arriva fino ai confini tra la repubblica federale tedesca e la Svizzera. Da qui prende il nome di Transitgas e arriva in Italia: Eni ne possiede il 46%, mentre la rimanente quota di maggioranza è degli elvetici di Swissgas.
L’accordo preso con Bruxelles – che aveva minacciato di aprire un’infrazione nei confronti del gruppo guidato da Paolo Scaroni – prevede che Eni ceda la gestione degli impianti, mentre manterrà  i diritti sulla capacità . In sostanza, i nuovi proprietari avranno interesse a far passare nei tubi altri operatori, ma almeno nei prossimi anni la capacità  disponibile per i concorrenti di Eni sarà  limitata. Il closing dell’operazione (cui hanno lavorato come advisor Lazard, Barclays Capital e Banca Leonardo per Fluxys, Imi e Unicredit per Eni, Rotschild per entrambi) dovrebbe arrivare entro fine dell’anno.
Fonti vicine ad Eni hanno fatto sapere, sempre ieri, che sta andando a buon fine il collocamento obbligazionario riservato ai risparmiatori italiani da almeno un miliardo di euro. La soglia è stata raggiunta anche se è probabile che il rendimento – complice anche il recente downgrading dell’Italia e il corso dei tassi dei Btp, sarà  nella parte alta della forchetta (compresa tra il 4 e il 5,5%).


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