Esplode la rabbia nel Cie di Torino Scappano in 22

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Tentano la fuga scavalcando le recinzioni. È una vera rivolta e le forze dell’ordine cercano subito di reprimerla. Iniziano gli scontri, ecco i manganelli e gli idranti. In ventidue ce la faranno a fuggire e «a riconquistare la libertà », altri dieci verranno arrestati. Due da parte dei carabinieri: un algerino di 24 anni e un altro egiziano di 32 anni che, assieme ad altri, con una spranga di ferro lunga 78 centimetri, avrebbe colpito alcuni agenti. Gli altri arrestati provengono da diverse nazioni, fra cui Tunisia, Marocco, Algeria ed Egitto. Le accuse nei loro confronti sono di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. Nove in totale i feriti secondo la Questura: tre poliziotti, quattro carabinieri e due addetti della Croce Rossa. Non è chiaro, invece, il numero dei contusi tra i migranti.
La sommossa della notte tra mercoledì e giovedì arriva a meno di due settimane dall’evasione di un gruppo di dodici tunisini la sera del 9 settembre: segando le sbarre erano riusciti ad aprirsi un varco e a scavalcare il cancello. Il giorno dopo un altro tentativo fu sventato dalle forze dell’ordine. «Arrivarono gas lacrimogeni sui balconi» racconta un abitante della zona, stufo di vivere asserragliato e «di dover tenere le finestre chiuse per paura che accada qualcosa».
La situazione dell’ormai tristemente storico Cie di corso Brunelleschi è tutto fuorché tranquilla: gli stranieri reclusi e stretti nelle gabbie del centro sono esasperati e provano a lottare, a Torino come in tutta Italia.
Secondo la ricostruzione degli investigatori a scatenare la protesta di ieri, sarebbe stata una manifestazione di militanti dell’area anarchica che avrebbero lanciato palline da tennis con all’interno bigliettini con riferimenti agli scontri di Lampedusa. Da lì, sarebbe partita la rivolta. Al di là  dei tentativi di prefigurare una regia esterna, il dramma dei centri di identificazione ed espulsione non è più derubricabile.
Sorda pare la politica o buona parte di essa. Se la Lega Nord con il parlamentare piemontese Davide Cavallotto avverte che con la rivolta nel Cie «la misura è colma» e che «Torino non può più accogliere clandestini che sbarcano nel nostro paese», Agostino Ghiglia (ex An, deputato del Popolo delle Libertà ) annuncia la presentazione di un’interrogazione al ministro dell’Interno Roberto Maroni per «delocalizzare il Cie fuori dalla città , magari in una caserma dismessa o comunque in un luogo più controllabile, isolato e quindi meno facilmente raggiungibile, anche dai soliti noti facinorosi e sobillatori di professione».


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