Le Sénat si sposta a sinistra

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 PARIGI.Il Senato francese ha una maggioranza di sinistra. La sinistra, Ps, Verdi, Pcf e radicali, passano da 152 a 177 seggi, due in più della maggioranza assoluta. L’avvenimento è una vera e propria bomba politica in Francia, per di più a sette mesi dalle presidenziali: il Senato, che domenica ha rinnovato il 50% dei seggi, non era mai stato a sinistra in tutta la storia della V Repubblica, dal ’58 a oggi. Il Senato, difatti, era stato concepito per non essere mai a sinistra: il voto è indiretto, sono i politici degli enti locali a votare, e le zone rurali, più conservatrici, sono sovra-rappresentate, a scapito delle zone urbane (la Francia profonda dei comuni con meno di 9mila abitanti rappresenta metà  della popolazione del paese, ma fornisce il 70% dei grandi elettori dei senatori). Eppure, il miracolo è avvenuto.

Per Sarkozy è una secca sconfitta. La sinistra, in poco più di quattro anni di regno di Sarkozy, ha guadagnato 50 seggi al Senato. L’Ump, il partito di Sarkozy, è crollato a 124 seggi, poco più di un terzo del totale. La destra vuole vedere nel voto di domenica un effetto «automatico» delle successive vittorie elettorali della sinistra negli enti locali (municipali, regionali, cantonali). Ma la sconfitta storica significa molto di più. La stella di Sarkozy si sta spegnendo non solo tra la popolazione – il presidente sta battendo record di impopolarità  – ma anche tra i politici locali, che rifiutano le «riforme» fatte in fretta che passano come un carro armato sulle conquiste del passato. La valanga di scandali politico-finanziari che sono venuti fuori negli ultimi mesi – Clearstream, Bettencout-Woerth, adesso Karachigate – hanno finito per gettare discredito sulla presidenza. Malgrado il voto, non è però detto che gli intrighi siano finiti. Il 1° ottobre dovrà  venire eletto il presidente del Senato, che logicamente dovrebbe essere un socialista. Ma la presenza di un forte pattuglia centrista potrebbe permettere al presidente uscente, Gérard Larcher (Ump), di conservare la carica. Uno dei tre ministri candidati a un seggio al Senato, Chantal Jouanno (Sport), si è dimessa dal governo, per andare a rafforzare le truppe Ump nella camera alta. Ma il ministro della difesa, Gérard Longuet, ha rifiutato di perdere la poltrona ministeriale e ha deciso di restare al suo posto (il terzo ministro non è stato eletto).
A sinistra, il gruppo socialista esce fortemente rafforzato. Ma anche i Verdi, che avevano sempre ironizzato sul Senato, hanno ottenuto un successo, passando da 4 a 10 senatori. L’alleanza Ps-Europa Ecologia ha funzionato ed è di buon auspicio per il prossimo futuro, presidenziali e legislative di primavera. La destra, invece, paga il discredito ma anche le divisioni. Il simbolo di questa situazione è quello che è successo a Parigi: un ex consigliere di Sarkozy ormai caduto in disgrazia, Pierre Charon, è stato eletto su una lista dissidente di destra, due dei quattro seggi della destra sono così sfuggiti all’Ump (l’altro è andato a un centrista). Il Fronte nazionale non ottiene nessun seggio, in un’elezione indiretta che non è favorevole al partito di estrema destra, che ha pochi politici negli enti locali. Ma, con soli 50 eletti a livello locale, il Fronte nazionale ha ottenuto 1157 voti: esponenti della destra classica hanno fatto il salto, delusi da Sarkozy.
Il primo effetto politico della vittoria storica della sinistra al Senato è l’annullamento della riforma della Costituzione che Sarkozy avrebbe voluto per introdurvi l’obbligo della «regola aurea», cioè del pareggio di bilancio ad ogni finanziaria, seguendo il modello tedesco. Sarkozy non ha i numeri per far passare la riforma costituzionale, che richiede il voto di almeno i tre quinti del Congresso (Assemblea e Senato riuniti a Versailles) e il Ps ha già  annunciato che voterà  contro. Il Senato ha meno poteri dell’Assemblea, ma può incidere sulle scelte legislative. Muovendosi a un ritmo meno frenetico dell’Assemblea, può approfondire delle questioni: a cominciare dalle inchieste parlamentari sugli scandali politico-finanziari, per esempio, dal Karachigate che sta scuotendo l’Eliseo.


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