Pdl in allarme, Versace se ne va “Altri 15 pronti a lasciare”

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ROMA – «Nessuno sopporta più Berlusconi, a 75 anni dovrebbe andare in pensione». L’imprenditore di moda Santo Versace lascia il Pdl. Per dire addio al Cavaliere e alla sua compagine politica si accomoda tra i banchi del Gruppo misto di Montecitorio: «È il mio regalo di compleanno per il premier». Poi si lamenta del fatto che nel Pdl non si riesce a lavorare, non si combina nulla. E annuncia che sono parecchi i deputati che la pensano come lui e che potrebbero fare il grande passo. «Ognuno ha i sui tempi», spiega dopo che l’altro ieri non si è presentato al voto sul ministro Saverio Romano: «La politica non può aspettare la magistratura, deve capire prima chi deve andarsene».
«Nel governo tutti vogliono bene a Berlusconi – racconta Versace – ma nessuno lo sopporta più, tutti vorremmo che si godesse la vita. È il momento che passi la mano». A chi chiede se il suo addio sia legato anche alle inchieste sul premier risponde che «l’immagine dell’Italia all’estero ormai è ridicola, i miei amici stranieri mi chiedono come facciamo a sopportare questo presidente: nel resto del mondo sarebbe impossibile». Poi parla di un Berlusconi che «ha degradato l’immagine femminile, la vita privata di un uomo pubblico è un esempio». Versace è ora corteggiato dai finiani, lui si definisce libero ma non nasconde che con il Terzo Polo, con l’Udc in particolare, lavora «benissimo». Poi fa tremare il partito di Berlusconi: «Ci sono almeno 15 persone che vorrebbero lasciare il Pdl». Scatta l’allarme, come testimonia Isabella Bertolini: «Siamo preoccupati, se c’è un malessere va affrontato». In Transatlantico si parla di un gruppo anche più nutrito di parlamentari pronti a lasciare. Alcuni per andare al Misto aspettando il Ppe promesso da Alfano. Altri stanchi del Pdl o spaventati dal possibile ritorno delle preferenze e delle tessere. Toccherà  proprio al segretario evitare emorragie, anche se in molti per muoversi potrebbero aspettare la fine di gennaio per scongiurare il voto anticipato. Quasi tutti nel partito sono espliciti quando parlano in privato: Berlusconi deve dimettersi. E Pisanu indica che «il dissenso è molto più ampio di quanto non si immagini, in Parlamento non si manifesta perché le condizioni favorevoli non ci sono». Per il presidente dell’Antimafia, «se domani si dovesse andare a votare, ragioneremo in molti su come muoverci». Dopo che lunedì il capo della Cei Angelo Bagnasco ha criticato Berlusconi, ieri Radio Vaticana ha parlato della necessità  di una spallata politico-culturale per arrivare a un «cambiamento per il bene dell’Italia». E l’arcivescovo di Chieti Bruno Forte denuncia «la distrazione di chi oggi ci guida di fronte alla sofferenza». Parla di «disgusto per una politica che a livello nazionale non dà  le giuste risposte». A Bossi che a Bagnasco aveva risposto «i preti dovrebbero dire qualche messa in più», l’Avvenire ricorda che si può celebrare più di una volta al giorno in pochi casi: tra questi i funerali. «Immaginiamo che Bossi abbia voluto escludere, se non altro per indole e per radicate abitudini scaramantiche, tali evenienze».


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