Tornano le feste, tredicesime salve Raffica di cambiamenti al Senato

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ROMA — Feste nazionali salvate, tredicesime non più a rischio, fondi Fas recuperati, Province di Trento e Bolzano blindate, mini enti di ricerca graziati dalla mannaia dei tagli. È vero che si tratta solo di pochi emendamenti, che sono decisioni che non intaccheranno i saldi in modo irreparabile e potranno sempre essere corrette in Aula, ma le prime votazioni in commissione Bilancio al Senato fanno registrare una marcia indietro su molti fronti tra quelli più discussi nelle scorse settimane e oggetto di critiche e discussioni, con l’aggiunta di un flop della maggioranza, che è andata sotto sui debiti delle imprese perché Forza del Sud di Gianfranco Miccichè ha votato con l’opposizione.
Il fatto interessante è che, in attesa degli emendamenti (o del maxiemendamento) che dovrebbe introdurre i cambiamenti decisi giovedì, quelli che scommettono su un giro di vite all’evasione fiscale, a parte lo sgambetto sudista, a smontare i primi pezzetti della manovra è stata la stessa coalizione di governo, da sola o con il sostegno di Pd, Idv e terzo polo. Basta fare l’esempio dell’emendamento più importante dal punto di vista simbolico, cioè il ripristino di Primo maggio, 25 aprile e 2 giugno, approvato dopo essere stato proposto dal Pd e accolto dal relatore Antonio Azzollini (Pdl). Viene quindi premiata la protesta delle associazioni partigiane, ma anche di una parte consistente del Parlamento. Una decisione che, molti scommettono, incontrerà  il gradimento del Quirinale e farà  contento anche il presidente del Senato Renato Schifani, che aveva chiesto alla maggioranza di far passare almeno qualche proposta dell’opposizione. Non si sono salvati invece i santi patroni delle diverse città  e quindi quei giorni non saranno più festivi.
A blindare le tredicesime degli statali ci ha pensato l’ex fli Pasquale Viespoli, ora Coesione nazionale, così come si chiamano al Senato i «responsabili» che hanno garantito la maggioranza parlamentare a Silvio Berlusconi: è sua la firma all’emendamento che cancella il differimento della mensilità  natalizia per dipendenti delle amministrazioni che non abbiano centrato i risparmi attesi. Al posto di quella stretta ne è stata inserita un’altra: l’eventuale riduzione del 30 per cento della retribuzione di risultato dei dirigenti responsabili.
La commissione ha anche deciso di andare in soccorso di istituzioni come l’Accademia della Crusca o l’Accademia dei Lincei. Rischiavano di chiudere per la soppressione dei mini enti di ricerca e cultura, quelli con meno di 70 dipendenti e invece, anche in questo caso grazie a un emendamento del Pd accolto dal relatore, niente da fare, con gran sollievo del personale che vi lavora.
Di fronte ai primi provvedimenti presi, senza far caso a problemi di saldi (ma dalla maggioranza si assicura che si tratta di «poca roba»), si grida vittoria dal profondo Nord al profondo Sud della Penisola. Il leader altoatesino Luis Durnwalder definisce «un grande successo» l’emendamento che riguardava da vicino gli abitanti del suo territorio e cioè che i tagli alle risorse destinati ai Comuni devono essere fatti «nel rispetto degli statuti delle Province di Trento e Bolzano». E a dir la verità  anche di quelli delle Regioni autonome, con grande soddisfazione di sardi (Pisanu e colleghi avevano presentato emendamenti che andavano in quella direzione) e siciliani. Ma questi ultimi esultano doppiamente con uno scatenato Gianfranco Miccichè: con voto unanime della commissione sono stati esclusi i Fas (fondi per le aree sottosviluppate) regionali dalla clausola di salvaguardia, ovvero nel caso in cui dai tagli dei ministeri non arrivino i risparmi attesi, pari a 6 miliardi di euro nel 2012. Un provvedimento per il quale si era battuta la sua Forza del Sud, che però ha giocato un brutto scherzo alla maggioranza, di cui pure fa parte, facendola andare sotto sui certificati dei debiti nei confronti delle imprese da parte delle pubbliche amministrazioni: ha votato con l’opposizione.
In tutto ieri sono stati esaminati circa un terzo dei 1.300 emendamenti presentati: ne sono passati 11, di cui 5 in modo bipartisan. Se si va di questo passo il lavoro della commissione potrebbe terminare questa sera o, al massimo, domani mattina, e aprire la strada alla discussione in Aula, come previsto, all’inizio della prossima settimana.


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