Ubs, la mega-truffa costa il posto a Gruebel

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MILANO – Era arrivato con la fama di risanatore, per esser stato l’artefice, dieci anni prima, del salvataggio del Credit Suisse. Ma nonostante abbia riportato in utile Ubs dopo due anni di bilanci in rosso, Oswald Gruebel ha dovuto arrendersi. E ieri, a sorpresa, ha dato le dimissioni. Al suo posto sale una vecchia conoscenza del mondo finanziario italiano, l’ex numero tre di Unicredit Sergio Ermotti, 51 anni, che – per il momento – prenderà  ad interim le deleghe di amministratore delegato del gruppo elvetico.
Chiamato, nel 2009 quando era già  in pensione a rimettere in sesto le sorti di Ubs, il 61enne Grueber si è arreso travolto dalla megatruffa da 2,3 miliardi di dollari (circa 1,7 miliardi di euro) a causa di «operazioni non autorizzate» da parte di un trader della sede di Londra. Una vicenda dai contorni ancora sfuocati e che, per il momento, ha portato in carcere il 31 enne Kweku Adoboli.
Eppure, fino a pochi giorni fa, Grueber non sembrava assolutamente disponibile ad assumersi tutto il peso di quanto accaduto. Pur ammettendo la falla all’interno del sistema di procedure della controllata nel settore investement banking, il banchiere tedesco aveva tenuto una linea di difesa molto salda: «Sono responsabile di quanto avviene nella banca, ma se mi chiedete se mi senti colpevole la risposta è no». Che cosa è accaduto, allora, per fargli cambiare idea? Secondo le prime ricostruzioni, è stata molto forte la pressione del Fondo sovrano di Singapore che dopo la crisi del 2008-2009 è diventato il primo socio della banca.
I responsabili del Fondo, oltre a chiedere una indagine indipendente per capire come un solo trader abbia potuto creare un buco di quelle dimensioni, ha preteso che i vertici della banca mandassero un segnale forte al mercato. Grueber ha così lasciato, e Ubs lo ha ringraziato «per essersi assunto le responsabilità  di quanto accaduto» pur riconoscendogli «di essere riuscito a ristrutturare la società  in modo impressionante ponendo le basi per il suo rafforzamento».
In effetti, dopo il buco da oltre 50 miliardi causato da investimenti sbagliati nei titoli tossici legati ai mutui subprime americani, Grueber aveva rimesso in sesto i conti, fino ad arrivare al nero di fine 2010: l’anno scorso il bilancio si è chiuso con un utile netto per Ubs di 7,2 miliardi, rispetto a una perdita netta di 2,7 miliardi registrata nella stagione precedente.
Ma il ritorno di fiamma della recessione aveva costretto i manager a correre ai ripari e nell’agosto scorso era stato annunciato un programma di riduzione dei costi di 2 miliardi e un taglio del personale di almeno 3.500 unità , di cui il 45% nel settore dell’ investement banking. La scoperta della mega-truffa ha fatto ulteriormente precipitare la situazione.
Il settore più in crisi è proprio quello da cui proviene Sergio Ermotti. Svizzero di lingua italiana, grande appassionato di sci e di calcio (è tifoso milanista), una vita professionale trascorsa a Merrill Lynch (dal 1987 al 2005), sei anni fa è approdato alla corte di Alessandro Profumo con la qualifica di deputy ceo e le deleghe per i settori corporate (dove si era impegnato in una profonda ristrutturazione delle situazioni più a rischio) e investement banking. Salvo poi lasciare quando, dopo l’uscita di scena di Profumo e la sua sostituzione con Federico Ghizzoni, per il ruolo di direttore generale unico era stato preferito Roberto Nicastro che aveva così scavalcato Ermotti nelle gerarchie.
Senza sollevare polemiche, Ermotti era tornato a lavorare in Svizzera. E ora, proprio per la sua competenza del settore che ha causato il buco miliardario, è salito ai vertici di Ubs. È vero che, per adesso, si tratta di un incarico ad interim. Ma fonti vicine alla banca fanno notare come sarebbe stato indelicato nominarlo a tutti gli effetti ceo prima del passaggio di consegne tra il presidente uscente Kaspar Villiger che l’anno prossimo passerà  la mano all’ex numero uno della banca centrale tedesca Axel Weber. Sarà  lui a confermare Ermotti in un ruolo che pare già  suo.


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