Accordo sulla Grecia a un passo taglio volontario ai bond del 40-50%

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BRUXELLES – Il giorno dopo il vertice europeo, già  si profila la possibilità  di un accordo volontario con le banche su un taglio del debito greco. Intanto, mentre i tecnici stanno febbrilmente mettendo a punto le modalità  di potenziamento del fondo salva-Stati che dovranno essere approvate al vertice di domani, i mercati sembrano dare credito alla serietà  delle intenzioni dei governi e ieri hanno reagito in modo globalmente composto. L’euro ha guadagnato sul dollaro. Le Borse europee hanno chiuso tutte in positivo, tranne quella di Atene. Lo spread dei Btp italiani ha brevemente superato i 400 punti base, ma è poi ridisceso a quota 386 dopo l’intervento della Banca centrale.
«Siamo relativamente vicini ad un accordo» sulla svalutazione del debito greco, ha dichiarato ieri il portavoce della Commissione, Amadeu Altafay, proprio mentre Charles Dallara, presidente dell’Istituto per la Finanza Internazionale che rappresenta la lobby bancaria, faceva sapere che «ci sono limiti» ad un downgrading del debito greco accettabile per le banche. Il negoziato tra governi e banche è affidato a Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro e presidente del Comitato Ecfin, che riunisce i tecnici dei ministeri nazionali. Secondo fonti ufficiose, finora gli istituti di credito sarebbero disposti ad accettare una svalutazione del 40 per cento, mentre l’ipotesi a cui si lavora a Bruxelles è di un taglio tra il 50 e il 60 per cento. E’ cruciale che le banche accettino volontariamente la limatura del valore nominale dei bond greci. In caso contrario, infatti, partirebbe una procedura di default che farebbe scattare i «credit default swaps» (cds) premiando chi ha puntato sulla bancarotta greca e indebolendo ulteriormente il sistema finanziario.
Intanto si negozia febbrilmente per rafforzare la capacità  di intervento del fondo salva-Stati. Due le piste su cui si lavora, non necessariamente alternative. La prima prevede che il Fondo possa assicurare l’emissione di bond da parte dei Paesi sotto attacco contro una quota delle possibili perdite. La seconda è quella di affiancare all’EFSF un secondo «veicolo finanziario» più forte perché aperto anche alla partecipazione di altri investitori e di fondi sovrani e in qualche modo agganciato all’Fmi. Questa ultima ipotesi, se approvata, potrebbe essere sottoposta al G20 in programma a Cannes per il primi di aprile.
Ieri, da fonte francese, si era diffusa la voce che l’EFSF si apprestasse per la prima volta ad acquistare titoli italiani sul mercato secondario. La notizia è stata smentita dalla Commissione, e in effetti l’intervento in aiuto dell’Italia è stato fatto dalla Bce. Ma l’allarme è il sintomo della preoccupazione con cui dal resto d’Europa si guarda alla necessità  di riforme in Italia e del desiderio di mettere in qualche modo sotto controllo il governo italiano, vincolandolo ad una richiesta di intervento dell’EFSF.
«l’Italia deve prendere impegni chiari sulle riforme per il rafforzamento della crescita, la riforma del mercato del lavoro e la riforma giudiziaria», ha ripetuto ieri il portavoce della Commissione, specificando che l’attenzione di Bruxelles è puntata sulla lunghezza delle cause civili.


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Il governo ha rotto con la Cgil. Ora la Cgil deve rompere con il governo,e quindi con i partiti che lo sostengono. Questa è oggi la frontiera di una battaglia di massa su cui impegnare unitariamente tutta la sinistra di classe, sindacale e politica. Susanna Camusso ha dichiarato che «la Cgil farà  tutto ciò che è necessario per contrastare la riforma del mercato del lavoro». Benissimo. Dovrà  essere chiamata alla coerenza con questo impegno solennemente assunto.

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