Dall’asilo al parco, ecco il popolo della ramazza

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ROMA – Tutti insieme appassionatamente. Sindaci e genitori, studenti e assessori armati di pennelli e ramazze sono al lavoro tra scuole e giardini. In un paesino della bergamasca, Palazzolo, si sono improvvisati muratori per sistemare le elementari, a San Procopio, in Calabria, hanno trasformato in piccoli orti le aiuole mentre ad Arluno primo cittadino e amministratori hanno rinunciato a parte dello stipendio per garantire l’asilo ai bambini del comune. E se il sindaco di Pieve Fosciana fa l’autista del bus, il bagnino e ripara le strade della lucchesia nel tempo libero, quello di San Pietro in Casale ha imbracciato il tagliaerbe sistemando di sabato i giardini della cittadina emiliana.
È la vita dei piccoli comuni all’epoca della crisi, tutta all’insegna del fai da te, dove si protesta ma ci si rimbocca le maniche, si accusa il governo ma poi ci si fa in quattro. «Soldi non ce ne sono, i dipendenti che vanno in pensione non si possono sostituire e così ci si impegna. Personalmente. Perché nei piccoli centri il politico conosce i bisogni della gente, è uno di loro. È la differenza tra la Casta da 15 milioni al mese e gli amministratori. Qui tutti si sentono coinvolti, parte di una comunità », dice Luigi Loso, sindaco di Arluno, nel milanese.
Dal Trentino alla Sicilia si moltiplicano iniziative che raccontano un’Italia, una politica e un modo di vivere diverso dalle cene eleganti. Così a Castello di Cisterna, in Campania, il primo cittadino si è improvvisato imbianchino per un mese assieme ad assessori, commercianti e imprenditori, per rimettere a nuovo le scuole comunali. Stesso impegno, tra pennelli, colore e stucco a Conegliano Veneto dove i genitori nel fine settimana hanno imbiancato la scuola mentre a Villafranca Padovana in prima fila sono stati sindaco e giunta, al lavoro tutti i sabati dell’estate per sistemare l’elementare.
Partito dai politici come segno di protesta contro i tagli del governo, il fai da te si è diffuso a macchia d’olio. Sempre più spesso partecipano genitori, figli, professori, semplici cittadini. Come a Gaudiani dove dall’avvocato al medico, dalla disoccupata all’insegnante, a decine hanno lavorato nelle aule. Mentre a San Procopio, in Calabria, cittadini-giardinieri con rastrelli, vanghe, secchielli e concime, hanno piantato alberelli e fiori nelle aiuole prima abbandonate.
Perché la crisi ha cambiato i legami tra cittadini e politica, soprattutto nei piccoli paesi. Dove il rapporto è diretto, dove ci si conosce tutti e tutti si paga sulla propria pelle i tagli. Come ha spiegato il vicesindaco di Arluno, Alfio Colombo, che come i suoi colleghi ha rinunciato a parte dello stipendio per dare una maestra d’asilo ai bambini del comune. Lui, dai tagli della Gelmini si sente beffato due volte: insegnante precario da 15 anni si ritrova a pagare di tasca propria il servizio ridotto all’osso nella scuola dove lui stesso non riesce a entrare.
In epoca di tagli è il momento dei politici tuttofare. Come Francesco Angelini, sindaco di Pieve Fosciana, 2500 abitanti in provincia di Lucca che, racconta senza piangersi addosso, al mattino insegna alle elementari e poi nelle vesti di amministratore fa fotocopie, il bagnino, guida il bus per portare i ragazzi a fare sport e sistema il guardrail su una strada di montagna.
Sindaci multitasking. Come Roberto Brunelli, alla guida di San Pietro in Casale, 12mila abitanti nel bolognese, che assieme agli assessori, ha ripulito il parco comunale. «Perché operai non se ne possono assumere e bisogna risparmiare in modo da poter avere quei 400mila euro e garantire l’assistenza handicappati a scuola».


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