Fame nel mondo diminuita negli ultimi 21 anni, ma di poco e senza uniformità
MILANO – La fame del mondo è diminuita negli ultimi 21 anni, ma di poco e non in maniera uniforme. In sei Paesi, cinque africani e la Corea del nord, la situazione è addirittura peggiorata. La maglia nera spetta alla Repubblica Democratica del Congo. È quanto emerge dal Global hunger index (Indice globale della fame), presentato oggi a Milano nella sede dell’Ispi. Curatori della versione italiana sono Link 2007, Cesvi e Cosv. L’Indice viene calcolato utilizzando tre indicatori: la percentuale di persone denutrite, di bambini (da 0a 5 anni) sottopeso e il tasso di mortalità infantile. Più è alto è l’indice, che può variare da 0 a 100, e peggiore è la situazione. Nel mondo l’indice della fame è sceso da 19.7 del 1990 a 14.6 del 2011: situazione che il rapporto classifica come “grave”. Si ha infatti un livello di fame moderato o basso sotto il 10.
L’indice è diminuito in tutte le macroaree in cui è possibile suddividere il mondo. In Asia meridionale è sceso del 25% (da 30 a 22.6), in Africa subsahariana del 18% (da 25 a 20.5), nel Vicino Oriente e Africa del nord del 39% (da 7.9 a 4.8). Progressi consistenti nel Sud est asiatico (da 14.4 a 8.0) e in America Latina (da 8.8 a 4.9) in cui l’indice è sceso del 44%. Nell’Europa dell’est è calato del 47% (da 5.1 a 2.7).
Ma è in alcuni paesi che la situazione è “allarmante”: nella Repubblica democratica del Congo l’indice era 24 nel 1990 ed è salito a 39 nel 2011, in Burundi è passato da 31.4 a 37.9 (nel 1990 era 24), in Corea del nord da 16 a 19, alle Comore da 22 a 26, nello Swaziland da 9.1 a 10, in Costa d’Avorio da 16.6 a 18. È decisamente migliorata in 11 Paesi, come, per esempio, Etiopia (da 43.2 a 28.7), Ghana (da 21 a 8.7) e Nicaragua (da 22.6 a 9.2). (dp)
© Copyright Redattore Sociale
Related Articles
Lavorare manca. La crisi e lo show
Storia del presente. «Lavorare manca», il libro di Giovanna Boursier e Gabriele Polo per Einaudi. Viaggio nell’Italia della dismissione delle fabbriche e della delocalizzazione delle aziende, attraverso la voce degli operai
Camusso frena: lontani sull’art. 18: «Discriminazioni, voglio garanzie»
Il segretario Cgil teme forzature del governo. Al lavoro con Cisl e Uil sulla controproposta sindacale. «Accordi possibili quando c’è un merito che viene condiviso. Credo che ci sia ancora della strada da fare». Da Firenze Susanna Camusso frena sulla riforma del lavoro: l’accordo lo firmiamo noi, non i partiti. «Sull’articolo 18 la posizione del governo non va bene». Con Cisl e Uil si mette a punto la contro-proposta.
Salini lancia l’Opa su Impregilo