Firmato l’accordo, Edison diventa francese

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MILANO – Dopo Bulgari e Parmalat, un altro pezzo pregiato dell’industria italiana passa sotto bandiera francese. Al termine di un incontro a Parigi, Edf e le utility italiane guidate da A2a e Iren hanno trovato l’accordo per il passaggio di Edison al colosso transalpino dell’energia.
Sette mesi dopo lo stop imposto dal governo italiano, dopo sei anni di matrimonio mal riuscito e a dieci anni di distanza dal loro ingresso come soci di maggioranza, i francesi di Edf piantano il loro tricolore sulla sede di Foro Bonaparte.
La notizia è arrivata nella notte, con un comunicato congiunto delle due utility: «I rappresentanti di Delmi, A2A, Iren, Mediobanca ed Edf si sono riuniti oggi a Parigi per proseguire le trattative al fine di individuare una soluzione di comune soddisfazione per il futuro di Edison. Proposte costruttive sono state formulate dalle parti per definire un accordo che sarà  presentato ai rispettivi organi societari». In altre parole, al termine di una giornata di discussioni, è stato raggiunto l’accordo quadro che ora dovrà  essere ratificato da consigli di amministrazione delle società  che si riuniranno a breve.
Questo perché la trattativa è stata condotta dai manager. Il direttore finanziario Thomas Piquemal per Edf, il direttore generale di A2a Renato Ravanelli e il direttore generale di Iren Andrea Viero. I tre hanno così trovato il quadro di massima sia per l’accordo industriale che per quello finanziario. Nel primo caso si passa per lo spezzatino di Edipower, la società  controllata al 50% da Edison e costituita da un gruppo di impianti per la produzione elettrica messi all’asta da Enel a fine anni Novanta nel momento della liberalizzazione del mercato.
Alle utility italiane andranno tre centrali, così come era stato previsto dagli accordi del marzo scorso, poi bloccati dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti a un passo dalla firma. Si tratta di due gruppi idroelettrici (in Valtellina e in provincia di Udine), mentre sul terzo si è discusso a lungo. I francesi avevano offerto la centrale a gas di Turbigo, gli italiani hanno chiesto e ottenuto un terzo impianto idro (in provincia di Salerno). Quello che è certo è che A2a e Iren gestiranno i tre impianti di energia rinnovabile attraverso una joint venture le cui quote sono 67% A2a e 33% Iren.
Qualche problema in più per la parte finanziaria del divorzio. Gli italiani hanno chiesto la certezza di poter vendere le quote di Edison di loro proprietà  a un prezzo che riduca al massimo la minusvalenza (hanno le azioni in carico a 1,58 euro contro gli attuali 0,9 del prezzo di Borsa). E vorrebbero non vendere subito ma attraverso un’opzione da esercitarsi fra tre anni. Il problema, quindi, è il prezzo e il modo per calcolarlo. I francesi hanno proposto di farlo sulla base di un complicato meccanismo che ruota attorno ai margini di Edison. Una proposta che piace alle banche socie di Edipower (Mediobanca, Bpm e Crt), meno alle utility. Alla fine si è arrivati a una soluzione che ricalca l’offerta quella del marzo scorso, con un opzione solo sua una parte del 30% di azioni Edison in mano agli italiani.
A questo punto, è chiaro che occorrerà  una proroga tecnica dei patti di sindacato che scadono il 31 ottobre. Non sarà  un problema visto che ora manca solo l’avvallo dei consigli di amministrazione.


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