G8, l’inchiesta su Verdini travolge anche Dell’Utri

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FIRENZE – L’inchiesta sul Credito Cooperativo Fiorentino di Campi Bisenzio ha portato ieri nuove amarezze all’onorevole Denis Verdini, coordinatore del Pdl, che ne è stato presidente per 20 anni. Scaturita dalle indagini sul G8 e sui Grandi Eventi, l’inchiesta della procura di Firenze e del Ros Carabinieri sulla banca, commissariata dal Tesoro il 27 luglio 2010, si è chiusa con un bilancio pesante: 55 persone indagate, fra cui il senatore Marcello Dell’Utri, 47 capi di imputazione, contestazioni che vanno, a vario titolo, dalla associazione a delinquere, alle appropriazioni indebite aggravate, al mendacio bancario, al falso in bilancio, all’ostacolo alle attività  di vigilanza, alle false fatture e all’illecito finanziamento dell’onorevole Verdini. L’inchiesta lo indica come il capo e organizzatore della associazione a delinquere, della quale avrebbero fatto parte, fra il 2007 e il 2010, tutti i consiglieri di amministrazione e i sindaci revisori della banca («meri esecutori») nonché i vertici del gruppo imprenditoriale Baldassini Tognozzi Pontello (Btp): primo fra tutti l’ex presidente Riccardo Fusi, amico di Verdini e appena prosciolto con lui a L’Aquila dal reato di tentato abuso d’ufficio in relazione agli appalti post-terremoto.
Secondo le accuse, che si fondano in gran parte sulla relazione dei commissari di Bankitalia Angelo Provasoli e Virgilio Fenaroli, sotto la guida di Verdini il Credito Cooperativo di Campi Bisenzio si era trasformato in una sorta di bancomat, una cassa continua per le società  del gruppo Btp (beneficiarie in tre anni oltre 70 milioni «in assenza di adeguate garanzie») e per altri soggetti, fra cui la moglie di Verdini, Simonetta Fossombroni, e il senatore Dell’Utri. In tal modo, sostiene la procura, ingenti somme sono state «sottratte alle finalità  cooperative dell’istituto» e «gli equilibri economico-finanziari della banca sono stati compromessi». Riguardo a Marcello Dell’Utri, accusato di appropriazione indebita, i commissari di Bankitalia hanno appurato che il 16 febbraio 2004 aveva ottenuto un mutuo fondiario di 2 milioni; nel 2006 la sua posizione risultava apposta da «incaglio», «con cinque rate arretrate, dopo aver toccato punte di dieci rate arretrate». Nonostante ciò, il primo dicembre 2006 il cda della banca deliberò un ulteriore affidamento «nella forma dello scoperto di conto corrente» per 250 mila euro, incrementato a 600 mila il 27 dicembre, poi a 1 milione e 600 mila il 29 gennaio 2007, e poi ancora a 2 milioni e 800 mila il 18 giugno 2007. Non basta: il 14 settembre 2009 Dell’Utri ottenne un fido temporaneo di 200 mila euro, incrementato a 400 mila il 12 dicembre successivo e prorogato per due volte, sebbene egli fosse esposto per 4 milioni e mezzo con il Credito Cooperativo e per oltre 7 milioni con il sistema bancario. Il 22 maggio 2008 – poche settimane dopo la vittoria del Pdl alle politiche – Silvio Berlusconi fece arrivare su quel conto fiorentino del senatore un milione e mezzo, proveniente dalla stessa filiale di Segrate di Mps usata dal presidente del consiglio per sovvenzionare le Olgettine e le altre fanciulle che allietavano le sue serate.
«Assistiamo al deposito di atti che si fondano unicamente su un teorema, di cui evidentemente taluni pubblici ministeri sono innamorati al punto da farmi pensare a una guerra personale», è il commento dell’onorevole Verdini, che esclude ogni rapporto di interesse con Fusi, ricorda che sotto la sua gestione la piccola banca ha conosciuto una notevole espansione, nega che qualcuno si sia messo in tasca dei milioni e sottolinea che circa la metà  dei prestiti contestati sono già  stati restituiti e il 90% degli altri sono supportati da adeguate garanzie. Il segretario del Pdl Angelino Alfano gli ha espresso la sua solidarietà . Secondo il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, «Verdini paga il ruolo svolto in questi giorni per salvare la maggioranza di governo».


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