Il Cavaliere allo Scilipoti-show tra neofascisti e “scosse ormonali”

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ROMA – Un momento, un flash, l’abbraccio tra i due: Silvio e Mimmuzzo, il premier al tramonto e il suo ultimo scudiero. E’ il giorno di Domenico Scilipoti, uomo-simbolo del tardo berlusconismo. Il capo del governo viene personalmente ad omaggiarlo e ringraziarlo, al diavolo l’agenda della crisi: «Io a Mimmo devo riconoscenza. Grazie ai Responsabili, abbiamo finalmente i numeri in Parlamento! Con il vostro aiuto spero di poter durare fino alla fine della legislatura». In delirio gli scilipotiani stipati nell’Auditorium del Massimo all’Eur, amici del padrone di casa, amici degli amici, pidiellini, ex dipietristi, invitati che non sanno dove sono, anche il manipolo di fascisti di Saja in camicia bruno-nazista (solo l’ultimo giorno di Sukoth li salva da un blitz dei giovani della comunità  ebraica).
Garriscono le bandiere del Movimento di Responsabilità  Nazionale (simbolo del Tao, Yang e Yin tricolori) tenuto a battesimo in una cornice di voluta grandeur: banda da Caltanissetta per l’inno di Mameli, stand con le fatiche letterarie di Scilipoti, limousine bianca che scodella all’ingresso sei modelle in blu elettrico, minigonna e tacco dodici – le scilipotine – scortate dalla stilista Lidia Di Vernieri, amica di Mimmuzzo, in compagnia di Valerio Alba, attore nel «Commissario Rex». C’è anche Don Marcello Stanzione che benedice il congresso: «Dio allontani i tranelli del nemico, pregate il vostro angelo custode». E’ a questa comunità  che Berlusconi dedica il suo tempo, stringendo al petto il suo salvatore, nel ricordo comune della sfiducia sfangata il 14 dicembre scorso, e cantando con lui l’inno nazionale.
Scilipoti dirige l’orchestra con le mani, parla di sé in terza persona: «Un parlamentare deve interrogarsi sulle sorti del Paese. E’ quello che ha fatto Scilipoti il 14 dicembre 2010». Scilipoti si interroga, chiede ai «luminari della politica»: “Ma che cosa avete in mente dopo la sfiducia? E loro: “Non ti preoccupare, intanto buttiamo giù Berlusconi…”. Scilipoti non si fida, riflette: «Se cade il governo arrivano gli speculatori, distruggono il Paese» e dunque il Nostro vota a modo suo: «Da quel momento, porto, orgoglioso, la croce, perché la politica non è odio contro qualcuno ma è amore, quello di Cristo, e noi siamo i soldati dell’amore vero, mentre nel tempio c’è chi, invece di difendere Cristo, vende noccioline».
Scilipoti oratore inarrivabile e traduttore – anche – dal portoghese. Da Bahia è arrivato un suo amico, Cesare Montes, «economista». Scilipoti fa la simultanea. Il professore ricorda «il primero contatto con il dottor Scilipoci». Ecco lo Scilipoti segreto, «ignorato dai giornalisti mediocri», agopuntore gratis nelle favelas, e ginecologo. In sintonia linguistica gli obiettivi della sua nuova creatura politica: «Dobbiamo raggiungere la scossa ormonale dei consensi»; «Il nostro movimento sta per essere fecondato dal popolo».
I fascisti in prima fila, scortati dalla moglie di Saja, Maria Antonietta Cannizzaro, fiamma tricolore al braccio, approvano su tutta la linea. Non aspettano altro che farsi una foto con Mimmuzzo e il Cavaliere. Se ne andranno scornati, «non siamo venuti qua a far da tappezzeria». Scilipoti e il sottosegretario Bruno Cesario, ex Pd, ex Api, giurano: «Con loro nessuna alleanza, erano solo ospiti». Qui si fa politica ben più ambiziosa. Antonio Razzi, ex Idv, Responsabile, al momento osservatore esterno, confida: «Alle prossime elezioni, il movimento di Scilipoti vuole allearsi con il Pdl». Un modo per superare la soglia del 2 per cento e portare in Parlamento qualche deputato…
Mimmuzzo, sponsor di tutti i condoni, si ritaglia la parte della costola «cristiana» del berlusconismo bunga bunga. Spara a zero contro i nemici del crocifisso nelle scuole, affronta di petto il tema famiglia: «Che spiegazione posso dare a mio figlio se vede in tv un uomo che parla di famiglia e convive con un altro uomo? Come fa a procreare una coppia di fatto, composta da due persone dello stesso sesso?». La platea scilipotiana (tra gli invitati il conterraneo Rocco Crimi, sottosegretario Pdl) vibra alla chiamata del suo Duce: «E’ finito il tempo dei cialtroni! E’ venuto il tempo della rivoluzione, occorre scendere nelle piazze, orgogliosi di essere italiani e cristiani!». E’ a questo punto che si materializza Silvio Berlusconi. Si sente a casa. Una signora lo interrompe. Lui, da copione: «Ci vediamo e parliamo fuori di qui, anche perché lei è carina».


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